La degenerazione burocratica, iniziata nella prima metà degli anni
20, in URSS
non trova la sua causa fondamentale nel malfunzionamento del partito.
L'involuzione sovietica trova le sue origini, soprattutto ma non solo, nelle
contraddizioni oggettive internazionali (fallimento dei processi rivoluzionari
in Europa, accerchiamento capitalistico, ecc.) e della società sovietica (ricerca
di stabilità sociale, il crescere dell'apparato, ecc.). Ma sarebbe un errore,
un grave errore, sottovalutare il peso politico delle "scelte di
partito" nel processo di burocratizzazione dello stesso. È indubbio che se
alcune correnti (uomini, gruppi dirigenti) in determinati momenti storici
avessero avuto un atteggiamento e una sensibilità diverse probabilmente il
processo degli eventi non avrebbe assunto le stesse forme.
Il partito sotto la guida di Lenin dal 1903 al 1916
Tutti converranno, probabilmente, che il principio di un’ampia
democrazia implica le seguenti condizioni necessarie: in primo luogo la
completa pubblicità e, in secondo luogo, l'elettività di tutte le funzioni[1].
La storia del partito bolscevico, al contrario di quanto la falsa storiografia
stalinista ha tentato di far apparire, è la storia di un partito aperto alla
discussione e non al monolitismo fatto cieca obbedienza al capo. Sin dalle sue
origini, il partito di Lenin ha avuto un percorso caratterizzato di scissioni,
ricomposizioni e lotte intestine.
Nel 1903, durante il secondo congresso della Socialdemocrazia
Russa tenutosi a Bruxelles e a Londra, si creò la prima frattura all'interno
del partito. Le divergenze nacquero quando nel congresso si pose la questione
dello statuto. Da un lato vi era la maggioranza (bolscevichi in russo) guidata
da Lenin che affermava: "È considerato membro del partito chiunque ne
accetti il programma e lo appoggi sia materialmente che con la partecipazione
personale, all'interno delle organizzazioni di partito"[2]. Dall'altro
lato vi era la minoranza (menscevichi in russo) che con Martov, il suo leader,
affermava: "È considerato membro del partito chiunque ne accetti il programma,
lo appoggi materialmente e presti una regolare cooperazione personale sotto la
direzione di una delle sue organizzazioni". Questa può sembrare una
differenza di poco conto, ma in realtà la proposta di Lenin era rivolta ha
forgiare un’organizzazione di quadri, centralizzati, pronti ad egemonizzare il
futuro processo rivoluzionario.
Un altro scontro degno di nota si ebbe sulla questione del
boicottaggio alla Duma (una sorta di parlamento con limitati poteri) nel 1906
nelle file del Partito Socialdemocratico (bolscevichi e menscevichi si erano “formalmente
unificati” al IV congresso di Stoccolma). In due occasioni, uniche nella
storia, Lenin votò con i Menscevichi per la partecipazione del partito alle
elezioni. Così, nelle elezioni supplementari della I Duma in Georgia nel 1906 e
alla conferenza del partito che si tenne nel 1907 per la partecipazione della
Socialdemocrazia alle elezioni della II Duma, Lenin si schiero al fianco dei
menscevichi, del Bund, in opposizione ai Bolscevichi Bogdanov e Lunacarskij che
erano per il boicottaggio.
Tra il 1907 e il 1908 Lenin affrontò la lotta con gli
"otzvisti" ("richiamatori" in russo). Questa corrente
all'interno della frazione bolscevica voleva "richiamare" i
rappresentanti socialdemocratici dalla Duma. Gli otzovisti reputavano deleteria
la partecipazione della Socialdemocrazia alle istituzioni di stato. Lenin la
pensava in modo diametralmente opposto. Questo è un esempio tipico del metodo
leninista: secondo Lenin ci si doveva servire
(fece per questo approvare un documento) della Duma come di una
piattaforma per l'agitazione rivoluzionaria[3].
Per Lenin, dunque, era essenziale un un partito centralizzato e
disciplinato, ma al tempo stesso il partito doveva avere piena libertà di
discussione e libertà di voto: "Abbiamo accettato il principio del
centralismo democratico, la garanzia dei diritti di ogni minoranza e di ogni
opposizione leale, l'autonomia di ogni organizzazione di partito, l'elettività,
la responsabilità e la revocabilità di tutti i funzionari di partito"[4].
"Il principio del centralismo democratico e dell'autonomia delle instanze
periferiche significa appunto libertà di critica in ogni sede, purché non violi
l'unità nelle azioni concrete"[5].
Negli stessi anni, sino al 1910, un’ennesima divergenza divampò
nelle file della frazione bolscevica, quella dell’"ultimatismo". La
frazione ultimatista, chiamata così perchè voleva che la delegazione
socialdemocratica alla Duma ricevesse un ultimatum con l'imposizione di
assumere una posizione intransigente di principio, era attiva particolarmente a
Pietroburgo. Gli ultimatisti, tra cui si annoverano Bogdanov e Aleksinskij,
assunsero una posizione molto rigida anche sulla questione sindacale e sulla
attività legate del partito.
Negli anni a seguire la frazione di Lenin fu immersa nella
discussione riguardante la "costruzione di Dio" (empirocriticismo).
Questo dibattito filosofico animato da Gorkij e Lunacarskij si legava con
l'idea mistica, tratta dalla filosofia di Mach e Bogdoanv, per cui il socialismo
era una sorta di religione.
Ci fu anche la discussione avanzata dai
"conciliazionisti" montata da Rykov, Nogin, Kamenev e altri. I
conciliazionisti volevano l'unità politica sostanziale con la frazione dei
menscevichi.
Il partito sotto la guida di Lenin dal 1917 al 1922
Le divergenze (sempre pubbliche) tra i dirigenti del
partito/frazione bolscevico non si arrestarono neanche durante la rivoluzione
di ottobre.
Sino all'aprile del 1917, in altre parole sino alla pubblicazione
delle famose "Tesi d'aprile", vi fu una spaccatura forte all'interno
del partito. La "Pravda", diretta da Stalin, si era rifiutata nei
primi mesi del ’17 di pubblicare tre delle quattro "Lettere da
lontano" scritte da Lenin in esilio, secondo cui non bisognava sostenere
il governo provvisorio ma occorreva preparare la rivoluzione proletaria,
trasformare la guerra imperialista in guerra civile e rifiutarsi di cadere in
un atteggiamento "socialpatriottico". Insomma la destra dei
bolscevichi guidata da Kamenev e Stalin non lesinava in quanto ad opposizione
verso Lenin e Trotskij.
Sempre nel 1917, poco prima della presa del palazzo d'inverno,
Zinoviev e Kamenev espressero il loro dissenso, su il giornale vicino all'area
menscevica di Gorkij sulla conquista del potere.
Riazanov e Lovonskij, sempre con il libero dibattito, votarono
contro lo scioglimento (proposta bolscevica) dell'assemblea costituente.
Nel 1918, prima della firma del trattato di pace di Brest-Litovsk,
la sinistra bolscevica capeggiata da Bucharin espresse quasi quotidianamente su
una rivista fatta su misura la loro posizione di contrarietà alla firma del
trattato.
Il bolscevico Ossinskij propose nel 1918 sulla rivista "Kommunist"
una gestione dell'industria lontana dalla allora concezione del partito.
Ancora, non possiamo dimenticare le correnti che si vennero a
formare nei primissimi anni ’20 come l'opposizione operaia, il gruppo la verità
operaia, il gruppo di Ignatev, l'opposizione centralista democratica, ecc[6].
Insomma, il partito di Lenin era un’organizzazione viva e forgiata
nel dibattito interno. Certo, qualcuno potrà obbiettare che la scelta del X
congresso di vietare la formazione di frazioni fu una scelta contraddittoria
rispetto al percorso politico svolto sino allora dal bolscevismo. Naturalmente
la proibizione delle correnti organiche, alla luce dei fatti (soprattutto per
l'uso strumentale che ne fece Stalin), non fu una scelta felice, ma va anche
ricordato che Lenin non arrivò mai a misure amministrative e militaresche di
repressione nei confronti di alcuni e per di più Lenin arrivò a proibire
momentaneamente e solamente (causa difficoltà dell’economia russa) le frazioni,
ma non le tendenze. Quindi la libera discussione interna rimaneva, seppur nei
confini del partito, inalterata.
Il partito di Lenin e di Trotskij non era un docile strumento che
eseguiva gli ordini senza pensare, ma era un’organizzazione costituita da
comunisti che avevano una determinata sensibilità politica basata sulla propria
formazione fatta di sfumature e diversità di opinione.
Come Stalin ha strangolato il partito
Siamo nel ’22: solamente 4 righe sulla Pravda annunciano che
Stalin è il nuovo segretario del Partito[7]. Stalin è un personaggio
di secondo livello per lo più sconosciuto ai militanti di base del partito.
Forse fu proprio il suo incolore politico che lo agevolò nell'ascesa
all'interno dell'apparato.
Nel 1923 siamo nel periodo del cosiddetto interregno. Lenin è
malato e si è aperta la lotta di successione. Zinoviev, Kamenev e Stalin legati
tra loro, più che da affinità di vedute politiche, da un’invidia incontenibile
verso Trotskij (non tolleravano che Troskij il bolscevico dell'ultima ora gli
avesse rubato la scettro della popolarità nel partito) si alleano tra loro.
Obbiettivo: ridimensionare Trotskij e il suo peso politico.
La campagna politica contro Trotskij e il "trotskismo"
procede bene per i tre: l'apparato è saldo nelle loro mani, seppur non riescono
a primeggiare nel dibattito politico e son costretti a ricorrere al metodo
calunniatore come sosterrà in seguito Kamenev[8]. Trotskij anima
l'Opposizione di Sinistra e risponde alla campagna di accuse del suo presunto
deviazionismo politico scrivendo le Lezioni d’Ottobre, un testo che ricorda
come Zinoviev e company si opposero alla politica di Lenin durante i giorni
della rivoluzione. Redige anche un altro testo degno di nota, Il Nuovo Corso,
un appello per il ritorno della libera discussione tra le file del Partito.
Intanto, nel 1923, nel piano della battaglia antitrotskista,
Zinoviev inizia ad intravedere il pericolo di onnipotenza di Stalin. A
Kislovodsk convoca una sorta di riunione segreta per cercare di ridimensionare
lo strapotere del segretario generale[8b]. Nel 1925 la Troika si
frantuma, Zinoviev e Kamenev rompono con Stalin e formano l'Opposizione di
Leningrado che ben presto si alleerà con l'Opposizione di Trotskij dando vita
all'Opposizione unificata.
La lotta, nonostante l'Ottimismo di Kamenev, non poteva essere
vinta: “Basta che Lei (riferito a Trotskij) si sieda vicino a Zinoviev e il
partito capirà subito qual è il vero comitato centrale”[9].
L'Opposizione Unificata fu schiacciata, i suoi dirigenti e militanti furono imprigionati
nei gulag e uccisi (alcuni, pochissimi, giudicati nei processi farsa di Mosca).
Medesima sorte accadde all'Opposizione di Destra di Bucharin. Quando Stalin
ebbe finito con i compagni di partito, passò alle armi i capi militari, i fedeli
compagni di corrente della prima ora, i dirigenti dell’ NKVD, ecc.
Ma come è possibile che un partito, come abbiamo visto, ove il
libero dibattito (seppur duro) era un tassello fondamentale per la formazione
dello stesso si sia ridotto a strumento di terrore e supina ubbidienza?
Krupskaij
(moglie di Lenin): "Se Ilic (Lenin) fosse in vita sarebbe in prigione."[9b]
Modifica dell'apparato
Alcune delle prime modifiche che Stalin fece, in modo arbitrario,
riguardarono la struttura organizzativa del partito e la creazione all'interno
della segretaria di una sezione di organizzazione e di istruzione, corpo
volante di ispettori incaricati di controllare le organizzazioni locali. Questo
gli permetterà di avviare le prime sostituzioni e/o rimozioni di chi non considerava
fedelissimo a lui. In contemporanea, sempre nei primi anni ’20, l'Ufficio
politico decise di inviare un osservatore al collegio della Ghepù (ex Ceka,
polizia sovietica) con l’intento di rassicurare i cittadini sovietici. Il
partito non avrebbe permesso soprusi da parte della polizia sovietica. Stalin
creò inoltre una segretaria personale, fuori dagli organismi di partito, dal
ruolo indefinito. Stalin, per formare questa segreteria, chiama al suo servizio
giovani funzionari estranei alla lotta del bolscevismo: Ezov[10],
Smitten, Bauman, Poskerebysev, ecc.
Intanto Stalin affianca alla sua opera di rimozione e sostituzione
quella del terrore, che in seguito sarà la sua principale prerogativa. Se
dovessimo, in questa sede, elencare tutti i nomi di rivoluzionari, amici,
parenti e vicini di casa vittime delle purghe staliniste non credo basterebbero
(senza ironia) due anni, ma un esempio tra i primi, forse per questo
esplicativo, deve essere citato perchè in questa triste vicenda si racchiudono
tutti gli aspetti di Stalin: odio, paura, disprezzo e sadismo.
Frunze era un uomo della corrente di Zinoviev. Nel 1925 Stalin
stava rompendo con Zinoviev. Frunze aveva da poco sostituito Trotskij nella
carica di commissario alla guerra dopo le dimissioni forzate del capo dell'Opposizione
di sinistra. Il nuovo commissario al guerra soffriva di una forte ulcera allo
stomaco che due giorni curativi nel Caucaso avevano praticamente guarito. I
medici, conoscendo anche la debolezza cardiaca di Frunze, consideravano assai pericoloso
effettuare un’operazione. Stalin incaricò il medico del CC del Partito (con
l'ausilio di manovre politiche) di far ammettere al collegio medico
l'importanza di un’operazione a Frunze. Frunze fu costretto ad entrare in sala
operatoria ove morì sotto i ferri. Poche settimane dopo, il laido Vorosilov lo
sostituì. Qualche mese più tardi, la rivista letteraria "Krasnaja
Nov", diretta dal critico Voronskij, pubblicava una novella del giovane
scrittore B. Pilniak, “Storia della luna non spenta”, ovvero la morte del
comandante in capo, che ci descrive il comandante Garvrilov operato per forza
di ulcera, oramai guarita, allo stomaco, su ordine dell'"uomo dalla
schiena dritta"[11], il capo della troika che governa il paese.
L'Ufficio politico fa sequestrare il racconto e sia Pilniak che Voronskij moriranno
nei gulag stalinisti.
Stalin intanto fa aumentare i membri del CC; allargando così la
sua influenza. Ormai è la segreteria ad avere il potere assoluto. Non era più
come sotto Lenin ove il Congresso di Partito eleggeva un Comitato Centrale il
quale, a sua volta, eleggeva un Segretario Generale. Sotto Stalin questo
modello era stato sostanzialmente ribaltato ed era il Segretario Generale a
determinare la composizione del Politburo e del Comitato Centrale.
Un fatto singolare che pone l'accento su quanto sia importante il
funzionamento democratico di un partito: nel corso del XVII congresso del PCUS,
nel 1934 (Procacci, “Storia del XX secolo”), Kirov, protetto di Stalin, ma
forse più sobrio di lui nell'amministrare il partito, fu eletto segretario con
le modalità di voto segreto. Naturalmente Stalin manipolò e invalidò le votazioni
del congresso. A riprova di tale avvenimento vi sono due prove storiche.
La prima ci viene dalla testimonianza storica di Saumjan, uno dei
pochi sopravvissuti alle purghe: "Alcuni delegati e soprattutto quelli che
ricordavano il testamento di Lenin cominciavano a pensare che era ora di
togliere a Stalin l'incarico di segretario generale per trasferirlo ad altro
incarico[12].
La seconda testimonianza (questa indiretta) è la vittoria
silenziosa che gli uomini che sostennero Kirov ottennero al congresso. Infatti,
Kirov entra nella segreteria insieme a Zdanov, Kaganovic e Stalin. Ma Stalin,
cosa molto strana per un partito cui le forme sono l'abc, non viene nominato
come segretario generale, bensì come semplice segretario[13].
Dunque è chiaro che la democrazia interna è uno strumento utile
contro i germi dell'ipercentralismo, ma un aspetto ancora è doveroso da
spiegare: come può un politico di secondo livello come Stalin aver raggiunto
tale posizione, ma soprattutto perchè? Qui sotto riportiamo un episodio che
dipinge bene la sua pochezza ideologica.
Durante il dibattito della XV conferenza di partito Stalin
afferma: "…le tesi che hanno determinato tutta la linea della nostra
rivoluzione e la sua opera di ricostruzione, le tesi che riguardano la
possibilità della vittoria del socialismo in un paese solo". Questa
citazione, a detta di Stalin, è da attribuire ad un singolo passaggio di Lenin.
Ma Kamenev sostenne che quella citazione non si riferiva alla Russia. Stalin
ripose inorridito: "Questo è incredibile, è inaudito, e si presenta come
una diretta calunnia del compagno Lenin... una falsificazione di Lenin!".
Prese la parola Trotskij e citò le parole di Lenin nella loro interezza: "La
vittoria completa della rivoluzione socialista in un paese solo è impensabile,
essa richiede la cooperazione attiva di almeno vari paesi progrediti fra i
quali non si può porre LA RUSSIA!"
Insomma, un uomo più furbo che abile.
La burocrazia
Il problema della burocrazia sovietica si pone come il problema
dell'apparato di partito, ovvero il problema dei funzionari, degli
intellettuali piccolo borghesi che svolgono ruoli di direzione media o
superiore all'interno del partito. All'interno di questa spira sociologica si
somma un altro aspetto, quello del conservatorismo. La capacità di questi
strati, estranei al proletariato, è di mantere dei privilegi materiali e
culturali rispetto alla popolazione sovietica.
È indiscutibile che la burocrazia nell'URSS sia cresciuta grazie
al fenomeno d’ascesa sociale (mascherato da una sorta d’equilibrio
internazionale): quelli che occupano dei posti privilegiati vogliono continuare
ad occuparli mentre nuove leve, disposte a tutto, sono pronti a rimpiazzarli[14].
Nei fatti vuol dire avere i "conti fissi in banca": un burocrate
d’apparato poteva acquistare ciò che voleva mantenendo comunque la stessa somma
in conto deposito, nonostante la penuria di cibo, vestiario e quant'altro per i
cittadini sovietici. Inoltre, i magazzini speciali di staliniana fattura,
nascosti al popolo dietro la parvenza di abitazioni, avevano il pregio di avere
tutto, anche l'impensabile.
Sotto la responsabilità di Lenin, un funzionario di partito percepiva
uno stipendio pari un operaio specializzato, sotto la segreteria di Stalin il
rapporto passò da 1 a
12[15].
Certamente è importante ricordare che solamente gli eventi di
carattere internazionale avrebbero scosso il sistema sovietico e rigenerato il
partito, ma è anche vero che noi come marxisti rivoluzionari dobbiamo porci
delle regole (ancora oggi in seno ai partiti riformisti poco rispettate) per
evitare tali derive.
Noi del PCL (basta leggersi lo statuto) abbiamo posto un limite di
retribuzione dei funzionari, essendo contro i privilegi materiali.
Altro aspetto è la regola dell'eleggibilità e revocabilità degli degli
eletti, dei funzionari, dei segretari, ecc., a tutti i livelli. Infine la
libertà di discussione.
Chi pensa che lo stalinismo sia stato il frutto di un incidente di
percorso o, peggio ancora, dice che oggi siccome è passato è inutile parlarne,
forse non sa o non vuole vedere (credo per una sorta di occlusione mentale) il
disastro e le sconfitte che ha rappresentato per il movimento operaio.
Note:
1. ^ Lenin - Che fare?
2. ^ Zinoviev - Storia del Partito Comunista Russo
3. ^ Il PCUS nelle risoluzioni (IV conferenza)
4. ^ Lenin - Opere complete - Vol. 10
5. ^ Lenin - Opere complete - Vol. 10
6. ^ R. V. Daniels - La coscienza della rivoluzione
7. ^ J.J. Marie Stalin
8. ^ P. Brouè - La rivoluzione perduta
8b. ^ J.J. Marie Stalin
9. ^ P. Brouè - La rivoluzione perduta
9b. ^ P. Brouè La rivoluzione perduta
10. ^ Ezov, futuro capo della Ceka, diede il nome alla triste
epopea di sangue delle purghe "ezvocina"
11. ^ J.J. Marie Stalin
12. ^ Pravda coll. 1964
13. ^ Krasinikov Kirov
14. ^ E. Mandel - La burocrazia
15. ^ O. Chelevniuk - Stalin e la società sovietica negli anni del terrore
12. ^ Pravda coll. 1964
13. ^ Krasinikov Kirov
14. ^ E. Mandel - La burocrazia
15. ^ O. Chelevniuk - Stalin e la società sovietica negli anni del terrore
A cura di Eugenio Gemmo, Direzione Nazionale – Partito Comunista dei Lavoratori
Revisione: Simone Raul Luraghi