venerdì 27 luglio 2018

TROTSKYSMO O DISSOLUZIONE?

Sono trascorsi ottant'anni dalla fondazione, da parte di Trotsky e del movimento da lui diretto, della Quarta Internazionale. Comprendere oggi le motivazioni che indussero il fondatore dell'Armata Rossa a dar vita a nuova internazionale - dopo la degenerazione della Terza - non solo potrebbe essere utile, semplicemente, alla storia, ma potrebbe essere utile anche per comprendere meglio un metodo, il metodo marxista rivoluzionario.
Oggi parlare di Quarta Internazionale, anche negli ambienti dell'estrema sinistra (definitasi "trotskista"), risulta anacronistico e "superato" (tra chi parla di Quinta e chi si diletta in pseudofrazioni eludendo il compito storico dii rifondare la Quarta Internazionale). Questo è sbagliato. Se è vero da un lato che il marxismo, poiché dialettico, può e deve essere aggiornato, dall'altro lato è altrettanto vero che non si può aggiornare ciò che si rimuove.


“OGNI GRANDE AZIONE COMINCIA CON L'ESPRESSIONE DI CIÒ CHE È" (F. LASSALLE)

Dopo una lunga battaglia dal 1923 al '33 - iniziata proprio da Lenin - nelle file dei Partiti Comunisti staliniani, l'Opposizione di Sinistra (tendenza trotskista, "Bolscevico-Leninisti") percepisce l'impossibilità di poter rigenerare la Terza Internazionale in una struttura rivoluzionaria. La burocrazia stalinista ormai è un comitato di difesa dei propri privilegi, il termine "trotskista" divenne sinonimo di "controrivoluzionario". Questo termine fu coniato dal gruppo zinovevista allora alla guida del paese insieme alla corrente di Stalin, che utilizzava l'Internazionale non per favorire il processo rivoluzionario in altri paesi, bensì per difendere il proprio status quo di casta burocratica.

Il problema non è proclamare immediatamente nuovi partiti e un'Internazionale indipendente, ma prepararli. [...] L'opposizione cessa definitivamente di ritenersi e agire come un'opposizione.
Se, senza una rivoluzione proletaria in occidente, l'URSS non può pervenire al socialismo, senza la rinascita di una vera internazionale proletaria i bolscevico-leninisti non potranno, con le loro forze, rigenerare il partito bolscevico né salvare la dittatura del proletariato. [...] Solo la creazione di un'Internazionale marxista, totalmente indipendente dalla burocrazia staliniana e a essa politicamente contrapposta, può salvare l'Unione Sovietica dal crollo, legando le sue sorti future a quella della rivoluzione proletaria mondiale.

L. Trotsky


GERMANIA '33. IL NUOVO "4 AGOSTO". LE BASI PER UNA NUOVA INTERNAZIONALE

La storia è curiosa, e a volte si ripete.
La situazione sociale e politica in Germania nei primi anni trenta è tragica. I disoccupati sono più di cinque milioni, l'economia è ristagnante e lo spettro del nazismo si fa sempre più vicino. In questo contesto l'opposizione di sinistra, per contrastare l'avanzare di Hitler, lancia la parola d'ordine del "fronte unico", ovvero l'unità d'azione tra la socialdemocrazia (SPD) e il partito comunista (KPD).
La burocrazia stalinista, non contenta ancora dopo i fallimenti della Cina del '25, si avvia verso una nuova strategia, oggi conosciuta con il nome di "terzo periodo". L'Internazionale, guidata da Stalin e Bucharin, avanza l'idea che la socialdemocrazia sia il miglior alleato del fascismo, da qui il "socialfascismo", e che il KPD debba concentrare i suoi attacchi contro gli agenti del fascismo inseriti nella classe operaia socialdemocratica. Stalin sosteneva che non ci fossero differenze tra democrazia e fascismo. Nel settembre 1930, il Rote Fahne, organo del PC tedesco proclamò: "Ieri è stato il giorno più grande del signor Hitler, ma la cosiddetta vittoria elettorale dei nazisti è l'inizio della fine".
IL KPD era oramai esautorato da qualsiasi spinta rivoluzionaria. I grandi dirigenti, nonostante il crescere della forza di Hitler e il fallimento disastroso del "terzo periodo", insultarono e criticarono Trotsky. Così scrive W. Munzerberger il 15 febbraio del '32: "La proposta fascista di Trotsky [di alleanza] tra PC e PS tedesco. È la teoria di un fascista spigliato e controrivoluzionario..."
IL 30 gennaio del '33 Hitler salì formalmente al potere, senza una reale resistenza da parte della sinistra. In poche settimane, con il pretesto dell'incendio del Reichstag, spazzò le organizzazioni di sinistra.

Un'organizzazione che non è stata svegliata dai tuoni del fascismo e che sopporta simili oltraggi da parte della burocrazia, dimostra di essere morta e che niente potrà resuscitarla.
L. Trotsky

Questo fu il momento di svolta che diede all'opposizione di sinistra la spinta versa la costruzione di una nuova Internazionale. Proprio come accadde per la Seconda Internazionale di Kautsky il 4 agosto del 1914 con l'Union Sacrée, la Germania fu nuovamente triste teatro di un tradimento della direzione della classe operaia, questa volta per opera dell'Internazionale stalinizzata e del suo "terzo periodo".

Deve essere detto chiaramente, schiettamente, apertamente: lo stalinismo in Germania ha vissuto il suo 4 agosto. Da oggi in poi gli operai avanzati parleranno del periodo di dominazione della burocrazia stalinista solo con un cocente senso di vergogna, solo in termini di odio e maledizione. Il partito comunista tedesco è condannato.
L. Trotsky

Trotsky vedeva nell'ascesa del fascismo in Germania il fallimento della Terza Internazionale. Mosca aveva consumato il suo tradimento nei confronti della classe operaia, una rigenerazione dall'interno della Terza Internazionale era impossibile. Per Trotsky l'avvento del regime fascista in Germania rappresentava non solo l'avanzare della barbarie, ma anche la crisi della direzione del proletariato comunista. Era giunto dunque il momento di contrapporre alla direzione stalinista burocratica una direzione rivoluzionaria. L'opposizione di sinistra stava cambiando. Da frazione interna dell'Internazionale comunista divenne presto partito indipendente.


IL '38. FORMAZIONE E FONDAZIONE DELLA QUARTA INTERNAZIONALE.

La situazione politica, nella metà degli anni Trenta, per il movimento trotskista era complessa. L'ascesa del nazismo, l'inizio delle purghe staliniane e la debolezza numerica del movimento rendevano difficile la costruzione di un’organizzazione solida.
Nel luglio del '36, in Svizzera, a Ginevra, si tenne la prima conferenza internazionale della Quarta Internazionale, e due anni più tardi, il 3 settembre del 1938, il primo congresso della stessa. Pochi furono i delegati e scarsi i mezzi. Ma per Trotsky era di fondamentale importanza dare una struttura organizzativa al movimento.

Siamo di fronte agli orrori di una nuova guerra imperialista mondiale... Il mondo capitalista è ferito a morte. Nella sua agonia esala i veleni del fascismo e della guerra totalitaria
L. Trotsky

Trotsky, dinnanzi alla guerra e alle continue sconfitte del movimento operaio degli ultimi due decenni (degenerazione sovietica, fallimento dei processi rivoluzionari in Germania, Italia, Cina, Spagna, ecc.), vide come unica soluzione la costruzione di una nuova organizzazione che sapesse tramandare il metodo leninista e inserirsi all'interno delle contraddizioni del sistema capitalista. Questo era il vero insegnamento: attrezzarsi e porre la soggettività del partito come condizione essenziale per i futuri processi rivoluzionari indipendentemente dalle difficoltà delle condizioni oggettive.
Infatti Trotsky espresse, in modo chiaro, il suo pensiero nella circolare di convocazione del I congresso della Quarta Internazionale:
Sarà in effetti probabilmente la nostra ultima conferenza internazionale prima dello scoppio della guerra mondiale... Dobbiamo fare un bilancio della nostra esperienza, verificare, confermare, precisare il nostro programma e la nostra politica, consolidare le nostre basi ideologiche e organizzative della Quarta Internazionale allo scopo di essere effettivamente in grado di svolgere il ruolo che la storia ci ha affidato. Si dovrà porre la questione della "fondazione" della Quarta Internazionale? È un modo sbagliato di porre la questione. Il processo di fondazione della Quarta Internazionale è iniziato da tempo e non si concluderà in un avvenire prossimo. È in ogni caso necessario che coloro, che nel mondo intero, combattono per il programma bolscevico della Quarta Internazionale, costruiscano, consolidino, allarghino la loro organizzazione internazionale, applicando su scala internazionale il centralismo democratico. Possa la seconda conferenza internazionale essere un nuovo passo in avanti in questa direzione.

La Quarta internazionale si trovò, negli anni Trenta e primi anni Quaranta, decapitata dei suoi quadri migliori e del suo leader.
Dirigenti di primissimo piano del trotskismo come il tedesco Moluin, il ceco Woulf (segretario di Trotsky), il figlio di Trotsky Lev Sedov, Landau , Rudolf Klement, Reiss, Tresso vennero assassinati in Europa, in molti casi con tremenda brutalità. In URSS l'opposizione di sinistra (Rakovskij, Solnstev, Sosnovoskij, Radek,ecc) fu letteralmente cancellata con processi farsa, fucilazioni e deportazioni in campi di concentramento.
La Quarta internazionale sin dalla sua fondazione si trovò in condizioni critiche. Tutto il mondo "comunista" le dava la caccia. Non a caso, ad esempio, i "comunisti di Tito" prima di passare all'offensiva contro i nazisti nel '41 fucilarono i trotskisti di Belgrado, tra cui il giovane studente Marculic.


L'AVVENTO DEL PABLISMO E IL REVISIONISMO DELLA QUARTA INTERNAZIONALE

Nell'immediato dopoguerra il movimento trotskista, come abbiamo accennato, era stato decapitato dei suoi più validi dirigenti. Ma oltre a ciò si presentò una situazione nuova, inedita. La rivoluzione jugoslava.
I trotskisti erano - giustamente - presi da una forte fobia nei confronti della burocrazia sovietica, ma videro sotto una luce diversa il processo rivoluzionario che stava avvenendo nei Balcani. A differenza dei paesi dell'Europa orientale, nei quali le trasformazioni economiche e sociali erano avvenute in modo amministrativo e militaresco da parte della burocrazia stalinista, nella Jugoslavia si stava dando vita ad una vera rivoluzione politica, sociale ed economica.

Uno dei massimi dirigenti della Quarta Internazionale, Michel Raptis (Pablo), divenuto segretario al III congresso nel 1951, definì la Jugoslavia uno Stato operaio sano, e gli uomini di Tito "compagni" e/o "centristi di sinistra".
Nel '49 Pablo, in un testo intitolato "Sulla natura di classe in Jugoslavia", avanzò una teoria particolarmente ardita nonché sbagliata. Teorizzò l'inevitabilità di deformazioni burocratiche in tutte le rivoluzioni che si fossero verificate, prima, ovviamente, del rovesciamento del sistema capitalistico.
Pablo: Nel periodo storico della transizione dal capitalismo al socialismo saremo testimoni non di Stati operai normali, bensì in Stati operai più o meno degenerati, vale a dire di Stati con forti deformazioni burocratiche che potranno raggiungere il livello totale di una espropriazione politica del proletariato.
Pablo, dunque, vedeva nello stalinismo un qualcosa di inevitabile e progressivo. Implicitamente, in più, si ammetteva che fino a che il capitalismo non fosse stato rovesciato in tutto il mondo lo stalinismo non sarebbe stato sconfitto. Quindi che senso avrebbe avuto costruire un'organizzazione indipendente (la Quarta Internazionale) se i vari partiti comunisti avessero svolto un ruolo progressivo e inconsciamente anche un ruolo rivoluzionario?
Iniziò così il periodo dell'”entrismo sui generis”.

Questa posizione portò alla distruzione della Quarta Internazionale. L'organizzazione aveva il compito di svolgere nei vari paesi un ruolo di "pressione" sulle direzioni staliniste e/o socialdemocratiche.
L'entrismo non era quello di Lenin e di Trotsky, un entrismo tattico atto a guadagnare militanti e a rompere organizzazioni riformiste, ma diveniva strategico. La soggettività del partito veniva annullata.
Insomma, dagli inizi degli anni Cinquanta la Quarta Internazionale coltivò, sotto la guida di Pablo, la speranza di poter riformare i partiti stalinisti sotto la pressione dei movimenti di massa e sotto i colpi dell'”inevitabile terza guerra mondiale” che sarebbe scaturita in seguito al conflitto coreano.
Questo portò il movimento ad adattarsi alle politiche dei partiti guida in Jugoslavia, Cina, Cuba, Algeria ecc., oltre che ad innumerevoli scissioni.
La questione è chiara. È un principio imprescindibile del marxismo rivoluzionario: senza partito non vi è socialismo.


LA STORIA PER LA RIFONDAZIONE DELLA QUARTA NON SONO SOLO FALLIMENTI

Mentre il pablismo sgretolava, o meglio, dissolveva la Quarta Internazionale, altri dirigenti del movimento trotskista fecero un'opposizione al liquidazionismo pablista.
Compagni come Lambert e Moreno (per citarne alcuni; non inseriamo Grant, Cannon o Marcel Bleibtreu, che fu il primo e con grande dose di coraggio a fare una battaglia aperta di contrapposizione alle posizione di Pablo; ne parleremo in seguito) fecero una lotta per mantenere l'Internazionale sul terreno del "trotskismo ortodosso". Ma cosa è rimasto di questa di lotta?


LAMBERTISMO

Una delle correnti trotskiste internazionali che hanno opposto resistenza al revisionismo di Pablo è la corrente di Lambert.
IL PCI (Partito Comunista Internazionalista) sviluppò gran parte della sua azione nell'attività sindacale, in particolar modo all'interno del sindacato FO (Force Ouvriere), costola scissionistica del più noto sindacato CGT.
Le relazioni internazionali dei "lambertisti" sono sempre state oscillanti e a intermittenza, con varie schegge del trotskismo, in particolar modo con lo SWP statunitense di Cannon (almeno in una prima parte), che inizialmente sostenne la politica di Pablo, e poi lo criticò aspramente aprendo il dialogo con il gruppo di Lambert.
Nel 1965, Stephane Just, massimo dirigente lambertista, scrisse un testo utilissimo, "In difesa del trotskismo", che rappresenta un po' la carta d'indentità del lambertismo. Da una parte si rispolvera la critica all'entrismo sui generis di Pablo; dall'altra parte si sviluppa una critica contro il Segretariato Unificato nei confronti dei paesi dell'Est e sul concetto di rivoluzione.

Inutile dilungarci sulla figura di Lambert, non ha molto senso, ma è utile domandarci cosa abbia prodotto e costruito il lambertismo. Poco, molto poco sul terreno internazionale. Nessuna organizzazione è sopravvissuta al tempo. Delle schegge del lambertismo hanno prodotto alcune organizzazioni, come ad esempio il PO argentino e la sua relativa gemmazione internazionale, il CRQI. Sono organizzazioni per certi versi assurde, che ad esempio per attaccare i “morenisti” (se così possiamo definirli) della FT, che sembrano mostrare ‘simpatia’ per Antonio Gramsci, arrivano a distorcere, come ha fatto Altamira e quindi il PO, la figura politica dello stesso Gramsci, presentandolo come “critico della rivoluzione permanente e difensore del socialismo in un unico Paese”, dimenticando cosa ha fatto Gramsci per il movimento operaio italiano, ad esempio rompere con Bordiga costruendo su spinta di Lenin e Zinoviev (a cui era legato) il PCI rivoluzionario, con le stupende tesi di Lione.
Tesi di Lione che da un lato si scagliano contro il riformismo, dall’altro fanno propria l’indipendenza di classe (altro che fronti popolari stalinisti), e semmai peccano di un’eccessiva “bolscevizzazione zinovievista”.
Il Gramsci di cui il partito bolscevico di Lenin aveva profonda stima, come quando nei lavori del II Congresso dell'Internazionale Comunista, la delegazione del PSI trovò, al punto 17 delle tesi, una ferma posizione del Comintern, che sosteneva la posizione di Gramsci all’interno della lotta politica italiana.
Il Gramsci di cui il trotskista Tresso in un testo scritto dopo la morte del rivoluzionario sardo, ne evidenzia le capacità.
Sicuramente Gramsci non era un trotskista - ha delle indubbie ambiguità da questo punto di vista - e soprattutto non si possono dare patenti di trotskismo per simpatia, ma questo modo di affrontare le argomentazioni politiche, sezionando le figure storiche e analizzando solo ciò che ne conviene, alzando i toni e usando termini come “deviazione”, ecc., è una cosa non solo sbagliata ma di poco stile. Ma ognuno ha il suo.

Insomma, l'approssimazione politica di Altamira non aiuta, come non aiuta l'analisi sulla Siria e sulla Russia da parte del Partido Obrero, aspetti su cui torneremo.
In più aggiungiamo una cosa di non poco conto su cui porre l'attenzione: il centralismo democratico. IL CRQI non è dotato di centralismo democratico, ha fatto un solo congresso in quindici anni (da far invidia al Partito Comunista Cubano), e per chi conosce Trotsky, il "Nuovo corso”, la questione del centralismo democratico, ciò non è assolutamente un aspetto secondario.


MORENISMO

Prima di tutto bisogna fare un'analisi corretta di chi è stato Moreno. Non vi è dubbio che alcuni aspetti della sua politica sono del tutto criticabili (anche alcuni compagni del PCL lo hanno giustamente criticato), come ad esempio il suo approccio al peronismo, il giudizio su Cuba (giunse in un primo momento a definire Cuba uno Stato operaio, solo in seguito virò la sua posizione definendolo deformato), sulla politica di Hugo Blanco in Perù, ecc.
Oppure la politica “dell’adattamento” al regime democratico borghese, o meglio il “frontismo strategico”, ovvero il fatto che per contrapporsi alla dittatura era necessario contrapporre un fronte con progressisti democratici, per cacciare la dittatura rispolverando la rivoluzione a tappe di menscevico-staliniana memoria.
Al tempo stesso, bisogna ricordare che Moreno, durante il secondo congresso della Quarta (1948) contestò la politica catastrofista della maggioranza che ruotava intorno a Raptis, che stava aprendo alla politica revisionista del trotskismo.

Nel 1957 si organizza in Perù la prima conferenza internazionale dei trotskisti conseguenti, in cui si sviluppa un manifesto che pone al centro l'analisi delle condizioni del mondo del lavoro nel continente latinoamericano. Si sviluppano le posizioni sul sindacato e la lotta per l’indipendenza nazionale dei paesi latinoamericani slegati dall'oppressione imperialista yankee.
Le tesi di Leeds, prodotte anche da Moreno, nel 1958, indipendentemente dal giudizio, sono un testo da leggere con attenzione.
Dopo l'uscita di scena della dittatura militare in Argentina, l'organizzazione morenista si costruisce e diviene in poco tempo la forza trotskista più forte degli anni '80.
Nel 1985 in Francia essa tiene il suo secondo appuntamento congressuale mondiale, con la presenza di circa 21 delegazioni (sfidiamo altre “componenti del trotskismo” a fare di meglio), e il testo "Manifesto del movimento trotskIsta mondiale", il cui asse è la costruzione di partiti rivoluzionari con un ampio respiro nelle lotte, è un buon testo.
Oggi il cosiddetto movimento ”morenista” è diviso in tre blocchi che fanno riferimento ad FT, LIT e UIT. Le loro posizioni possono anche non essere sempre condivisibili (esiste una organizzazione che le possa avere tutte condivisibili?) ma hanno costruito organizzazioni internazionali e vogliono raggruppare. La UIT, ad esempio, non si proclama Quarta Internazionale (a differenza della LIT), ma ha come base la discussione (il centralismo democratico) e la rivoluzione permanente, aspetti più unici che rari.

Il socialismo non può essere altro che globale. Tutti i tentativi di creare un socialismo nazionale sono falliti, perché l'economia è globale e non ci può essere una soluzione economico-sociale dei problemi entro i confini nazionali di un paese. Chi deve essere sconfitto sono le transnazionali su scala mondiale per entrare nell'organizzazione socialista mondiale. Ecco perché la sintesi del trotskismo oggi è che i trotskisti sono gli unici al mondo che hanno un'organizzazione mondiale (piccola, debole, in qualsiasi modo la si voglia definire) ma l'unica internazionale esistente, la Quarta Internazionale, che riprende tutta la tradizione delle precedenti Internazionali e la aggiorna di fronte ai nuovi fenomeni, ma con la visione marxista: che è una lotta internazionale.
N. Moreno

Detto questo, è sbagliato presupporre che le organizzazioni “moreniste” rispolverino in toto la politica e i cedimenti di Moreno; è una falsità. Ma la figura di Moreno nelle sue luci e ombre è questa; ed è una verità storica che non può essere distorta, come non può essere disconosciuto o mistificato quello che ha prodotto. La critica a Moreno s’infrange come vento nel deserto su quello che ha seminato... delle internazionali funzionanti.



Bibiliografia:

Trotskismo internazionale - F. Ferrari
La rivoluzione perduta - P. Broué
L'entrismo "sui generis" - R. Massari
La lunga marcia del trotskismo - D. Renzi
Per una storia della IV Internazionale - L. Maitan
Trotskismo - J.J. Marie
La rivoluzione tradita - L. Trotsky
La rivoluzione permanente - L. Trotsky
E.G

lunedì 9 luglio 2018

ESSERE TROTSKYSTA OGGI



In un reportage realizzato nell'agosto del 1985 e pubblicato per la prima volta nel 1988 (Esbozo biográfico. Cuadernos de Correo Internacional), Moreno ha definito il significato di essere trotzkista. In generale, significa difendere i principi del socialismo, del marxismo. Vale a dire, i trotskisti oggi sono gli unici difensori, a mio avviso, delle vere posizioni marxiste.

Cominciamo col capire cosa significa essere veramente marxisti. Non se ne può fare un culto, come è stato fatto per Mao o Stalin. Essere un trotzkista oggi non significa essere d'accordo con tutto ciò che ha scritto o ciò che ha detto Trotsky, ma riuscire a fare delle critiche o superarlo, come Marx, Engels o Lenin, perché il marxismo ha la pretesa di essere scientifico e la scienza insegna che non ci sono verità assolute. Questa è la prima cosa, essere il trotzkista significa essere critici, persino del trotzkismo stesso. Nella sua accezione positiva, essere un trotzkista significa rispondere a tre analisi e posizioni programmatiche chiare. La prima è che finché esiste il capitalismo nel mondo o in un paese, di fondo non c’è una soluzione a nessun problema: iniziare con l'educazione, l'arte e raggiungere i problemi più generali della fame, della crescente miseria, ecc. . Insieme a questo, anche se non è esattamente la stessa cosa, il criterio che una lotta spietata contro il capitalismo è necessaria per rovesciarlo, per imporre un nuovo ordine economico e sociale al mondo, che non può essere altro che il socialismo. Secondo problema, in quei luoghi in cui la borghesia è stata espropriata (parlo dell'URSS e di tutti i paesi che rivendicano il socialismo), non c'è via d'uscita se non si impone la democrazia dei lavoratori.

Il grande male, la sifilide del movimento operaio mondiale è la burocrazia, i metodi totalitari che esistono in questi paesi e nelle organizzazioni operaie, i sindacati, le parti che rivendicano la classe operaia e che sono stati corrotti dalla burocrazia. E questo è un grande successo di Trotsky, che è stato il primo ad usare questa terminologia, che oggi è universalmente accettata. Tutti parlano della burocrazia, a volte anche dei governanti di questi stati che chiamiamo lavoratori. Finché non ci sarà una democrazia più ampia, il socialismo non potrà essere costruito. Il socialismo non è solo una costruzione economica. L'unico che ha fatto questa analisi è il trotskismo, ed è stato anche l'unico a trarre la conclusione che era necessario fare una rivoluzione in tutti questi stati e anche nei sindacati per ottenere la democrazia dei lavoratori. E la terza domanda decisiva è che è l'unica coerente con l'attuale realtà economica e sociale mondiale, dove un gruppo di grandi aziende transnazionali domina praticamente l'intera economia mondiale.

Dobbiamo rispondere a questo fenomeno economico-sociale con un'organizzazione e una politica internazionale. In questa era di movimenti nazionalisti che credono che tutto possa risolversi nel proprio paese, il trotskismo è l'unico che dice che esiste solo una soluzione a livello dell'economia mondiale che inaugura il nuovo ordine, che è il socialismo. Per questo, è necessario tornare alla tradizione socialista dell'esistenza di una internazionale socialista, che si occupi della strategia e delle tattiche per ottenere la sconfitta delle grandi corporazioni transnazionali che dominano il mondo intero, per inaugurare il socialismo mondiale, che sarà globale o altrimenti non ci sarà. Se l'economia è globale, ci deve essere una politica mondiale e un'organizzazione mondiale dei lavoratori in modo che ogni rivoluzione, ogni paese che fa la sua rivoluzione, la estenda su scala mondiale, da un lato; e dall'altra parte, deve lavorare per garantire sempre maggiori diritti democratici alla classe operaia, così che sia lei a prendere in mano il suo destino attraverso la democrazia.

Il socialismo non può essere altro che globale. Tutti i tentativi di creare un socialismo nazionale sono falliti, perché l'economia è globale e non ci può essere una soluzione economico-sociale dei problemi entro i confini nazionali di un paese. Chi deve essere sconfitto sono le transnazionali su scala mondiale per entrare nell'organizzazione socialista mondiale. Ecco perché la sintesi del trotskismo oggi è che i trotzkisti sono gli unici al mondo che hanno un'organizzazione mondiale (piccola, debole, in qualsiasi modo la si voglia definire) ma l'unica internazionale esistente, la Quarta Internazionale, che riprende tutta la tradizione delle precedenti internazionali e la aggiorna di fronte ai nuovi fenomeni, ma con la visione marxista: che è una lotta internazionale.

Traduzione di Martina Chessari

Portogallo: a 50 anni dalla rivoluzione dei garofani

Riportiamo un articolo pubblicato dalla UIT perché ci sembra un contributo utile per la comprensione storica degli avvenimenti in questione ...