domenica 12 settembre 2010

I COMUNISTI ITALIANI NEI GULAG DI STALIN







Per molto tempo argomenti "spinosi" come quello delle vittime comuniste dello stalinismo è stato rimosso, cancellato. In questo quadro fatto di complicità e omissioni, il PCI e altre organizzazioni operaie hanno svolto un ruolo accondiscendente o passivo alle menzogne fabbricate da Mosca. È giunto il momento di ricordarne alcune (la lista di questi compagni sarebbe lunghissima) e riflettere sul perché nel paese della rivoluzione operaia siano potute accadere simili cose.
Tanti degli italiani che tra gli anni venti e trenta del secolo scorso si rifugiarno in URSS, fecero tale scelta per le loro idee politiche o perchè ricercati per "reati "politici dal regime fascista. Reduci dalle galere fasciste erano per esempio Angela Iuren, Natale Premoli e Giuseppe Venini, solo per fare alcuni dei molti nomi di comunisti che finiranno la loro vita nei gulag di Stalin o fucilati.
Angela Juren. Deportata in Kazakistan dopo essere arrestata a Kerc nel 1938. Nata a Trieste nel 1904, faceva la sarta e nel 1923 si era iscritta al Partito Comunista D'Italia. Per due anni, tra il 1927 e 1929, era stata rinchiusa nel carcere di Viterbo condannata dal regime fascista per attività comunista. Emigrata in URSS fu subito arrestata naturalmente con l'accusa di attività controrivoluzionaria.
Natale Premoli. Nato a Milano nel 1906, giovanissimo si era iscritto alla FGCI. Nel 1925 viene arrestato dai fascisti per attività comunista, scontata la pena viene espatriato in Francia. Dalla finedegli anni 20 ai primi anni 30 svolge numerose missioni politiche per il movimento comunista, rientrando clandestinamente in Italia, e viene nuovamente arrestato. Nella prima metà degli anni trenta riesce a raggiungere l'URSS. Nel 1938 viene arrestato a Mosca per attività spionistica, morirà nel novembre dello stesso anno nel lager di Ustvymskij.
Sorte simili a quello di Natale toccò al compagno Giuseppe Venini, anch'egli arrestato nel 1939 nel paese di Stalin e fucilato dopo pochi mesi con l'accusa di trotskismo sovversivo. Ovviamente il pericoloso anticomunista di Venini aveva passato, circa 10 anni prima, 5 anni nelle prigioni fasciste con l'accusa di attività comunista.
Futuro macabro toccò anche a Ernani Civillari e Lino Manservigi. I due avevano partecipato attivamente alle occupazioni delle fabbriche a Torino nel 1920. Colpiti dal mandato di cattura il PCI decise di inviarli a Mosca come delegati del III congresso dell'Internazionale Comunista. Si stabilirono in URSS e 17 anni dopo furono deportati e fucilati: per Stalin erano dei pericolosi fascisti e trotskisti.
Vittori Penco. Operaio di orgine triestina membro della FGCI e poi del PCI. Vittorio emigrò nella Russia Sovietica nel 1928 per sottrarsi a due processi fascisti pendenti su di lui. Nel 1940, dodici anni dopo il suo arrivo in URSS, viene arrestato e condannato ad 8 anni nel gulag di Uchto-Izemsk, ma la sua pena sarà nuovamente inasprita con la classica accusa di "deviazione trotskista". Uscirà (uno dei pochi) nel 1949 e nella prima metà degli anni 50 rientrerà in Italia chiudendosi in un assoluto mutismo.
Edmondo Peluso. Nato a Napoli il 12 febbraio del 1882, sin da giovanissimo aderì al movimento internazionalista e socialista. Renitente di leva, per il suo pacifismo, fu costretto a ripiegare all'estero. Sostenne nel 1915 il movimento zimmervaldiano (raggruppamento internazionalista guidato da Lenin e Trotsky per la costituzione di un nuovo movimento e una nuova internazionale dopo il tradimento della II internazionale). Nel 1921 aderì al PCI, buon pubblicista (lo stesso Lenin ne apprezzò le doti), collaborò in particolar modo con l"ordine nuovo" di Gramsci e "L'Unità", di cui divenne anche direttore. Durante il fascismo, come a molti altri dirigenti del PCI, viene dato l'ordine di espatriare dall'Italia. Sfogliando il fasciscolo di Peluso presso l'archivio di stato a Roma si legge: "Impiegato presso l'ufficio di propaganda del Kremlino". Nel 1930 il regime fascista si allarma: Peluso ha scritto un testo sulla stampa comunista tedesca sul penitenziario di Santo Stefano in difesa di Gramsci e Terracini. Nella seconda metà degli anni 30 emigra in URSS e nel 1940 e viene arrestato. Da lì in poi di lui, come di molti, spariscono le tracce.
Di italiani rinchiusi e periti nei gulag ve sono tanti altri, basti ricordare Luigi Calligarsi, Francesco Ghezzi, Otello Gaggi e il famoso Dante Corneli. Ricordarli tutti sarebbe un lavoro immenso.
Credo sia giusto dare anche respiro storiografico ad all’esperienza altrettanto tragica delle compagne vittime dello stalinismo e, soprattutto, mostrare le condizioni di vita all'interno dei campi lager di Stalin. Sulle condizioni di vita del genere femminile esistono straordinarie testimonianze di donne sopravvisute alle dure pene inflitte dal regime di Stalin. Opere fondamentali come quelle di Olga Adamova Slizberg, Marghert Buber-Neumann, Nina Gagen Torn, Evgenija Ginzburg, Ekaterina Olitskaija, ecc. Questi testi dipingono con una cruda realtà la vita che le donne conducevano all'interno dei campi di prigionia. Naturalmente la carcerazione femminile seguiva lo stesso processo di quella maschile con accuse di attività controrivoluzionaria, spionisticha e di trotskismo. La vita nel campo, per il genere femminile, è molto più dura. Ad esempio nel campo lager di Solovki a gestire il "settore" femminile è Olga Ivanova Sirodova, famosa per la sua irascibilità e per la gestione di una fitta rete, all'interno del campo, di prostituzione, a cui è difficile sfuggire anche quando il corpo è sfiorito. La stalinista Olga non si accontenta di ciò, ma quando l'OGUP autorizza l'affitto dei prigionieri sul continente, lei organizza un traffico di schiave per il Medio Oriente. Il concubinato è il solo modo per sfuggire ad Olga. Le detenute che invece non si concedono alle guardie vengono destinate ai lavori più pesanti, vengono drogate e malmenate finchè non cedono ai loro aguzzini. Altro esempi per descrivere in che modo e in che dignità da “comunista” Stalin utilizzase le sue prigioni, riguarda l'assenza di igiene e di cure mediche. Secondo le statistiche, la sifilide fece dei danni enormi ed incurabili tra le più giovani. Quando rimanevi incinta eri costretta ad abortire e alle isole Solovki i responsabili del campo non si potevano permettere il lusso di mantenere future madri. In questo contesto fatto di violenze, torture e umiliazioni per il genere femminile, vogliamo ricordare alcune persone, compagne come Olga Diner, Angela Juren, Paola Zingarelli, Nadia Lachtina, Lidia Pankratova. Queste sono solo alcune delle donne (italiane o mogli di italiani) trucidate da Stalin.
Oggi, per citare Togliatti, "nessuno può mettere in dubbio" le falsità e le accuse con cui i capi della rivoluzione e del comunismo mondiale furono eliminati. Lo stalinismo non era un giudice di un tribunale operaio, ma un usurpatore dell'opera socialista. Un potere la cui fonte non era più la volontà del proletariato, ma l'onnipotenza di un apparato degenerato formatosi sotto la direzione di Stalin. La crisi del marxismo, di cui tanto si parla, è soprattutto una crisi di verità. Oggi ancora il vero nodo storico è liberarsi dallo stalinismo nella prassi e nella teoria.

Testi consultati:
Brodoskij - Le Isole del Martirio
E. Dundovich, F.Gori - Italiani nei Lager di Stalin
A. Leonetti - Le Vittime Italiane dello stalinismo in URSS
R. Duguet - Un bagne en Russie Ruge
Stettner - Archipel Gulag: Stalinism Zwangslager
O. Volkov - Le tenebres
B. Cederholm - Dans les prisons de l'URSS 1924-26
J.J Rossi - Le manual de Gulagh
D. Lichacev - La mia Russia
G. Herling - Un mondo a parte
P. Robotti - La Prova
O. Chlevenijuk - The History of Gulag
Salamov - I Racconti di Koylma
Ragspi
Ginzburg - Viaggio nella vertigine


A cura di Eugenio Gemmo, Direzione Nazionale – Partito  Comunista dei Lavoratori

Revisione: Simone Raul Luraghi

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