Per molto tempo argomenti "spinosi" come quello delle vittime comuniste dello stalinismo è stato rimosso, cancellato. In questo quadro fatto di complicità e omissioni, il PCI e altre organizzazioni operaie hanno svolto un ruolo accondiscendente o passivo alle menzogne fabbricate da Mosca. È giunto il momento di ricordarne alcune (la lista di questi compagni sarebbe lunghissima) e riflettere sul perché nel paese della rivoluzione operaia siano potute accadere simili cose.
Tanti degli italiani che tra gli anni venti e trenta del secolo
scorso si rifugiarno in URSS, fecero tale scelta per le loro idee politiche o perchè
ricercati per "reati "politici dal regime fascista. Reduci dalle galere
fasciste erano per esempio Angela Iuren, Natale Premoli e Giuseppe Venini, solo
per fare alcuni dei molti nomi di comunisti che finiranno la loro vita nei
gulag di Stalin o fucilati.
Angela Juren. Deportata
in Kazakistan dopo essere arrestata a Kerc nel 1938. Nata a Trieste nel 1904,
faceva la sarta e nel 1923 si era iscritta al Partito Comunista D'Italia. Per
due anni, tra il 1927 e 1929, era stata rinchiusa nel carcere di Viterbo
condannata dal regime fascista per attività comunista. Emigrata in URSS fu subito
arrestata naturalmente con l'accusa di attività controrivoluzionaria.
Natale Premoli.
Nato a Milano nel 1906, giovanissimo si era iscritto alla FGCI. Nel 1925 viene
arrestato dai fascisti per attività comunista, scontata la pena viene
espatriato in Francia. Dalla finedegli anni 20 ai primi anni 30 svolge numerose
missioni politiche per il movimento comunista, rientrando clandestinamente in
Italia, e viene nuovamente arrestato. Nella prima metà degli anni trenta riesce
a raggiungere l'URSS. Nel 1938 viene arrestato a Mosca per attività spionistica,
morirà nel novembre dello stesso anno nel lager di Ustvymskij.
Sorte simili a quello di Natale toccò al compagno Giuseppe Venini, anch'egli arrestato
nel 1939 nel paese di Stalin e fucilato dopo pochi mesi con l'accusa di
trotskismo sovversivo. Ovviamente il pericoloso anticomunista di Venini aveva
passato, circa 10 anni prima, 5 anni nelle prigioni fasciste con l'accusa di
attività comunista.
Futuro macabro toccò anche a Ernani
Civillari e Lino Manservigi. I
due avevano partecipato attivamente alle occupazioni delle fabbriche a Torino
nel 1920. Colpiti dal mandato di cattura il PCI decise di inviarli a Mosca come
delegati del III congresso dell'Internazionale Comunista. Si stabilirono in URSS
e 17 anni dopo furono deportati e fucilati: per Stalin erano dei pericolosi fascisti
e trotskisti.
Vittori Penco.
Operaio di orgine triestina membro della FGCI e poi del PCI. Vittorio emigrò
nella Russia Sovietica nel 1928 per sottrarsi a due processi fascisti pendenti
su di lui. Nel 1940, dodici anni dopo il suo arrivo in URSS, viene arrestato e
condannato ad 8 anni nel gulag di Uchto-Izemsk, ma la sua pena sarà nuovamente
inasprita con la classica accusa di "deviazione trotskista". Uscirà
(uno dei pochi) nel 1949 e nella prima metà degli anni 50 rientrerà in Italia
chiudendosi in un assoluto mutismo.
Edmondo Peluso.
Nato a Napoli il 12 febbraio del 1882, sin da giovanissimo aderì al movimento internazionalista
e socialista. Renitente di leva, per il suo pacifismo, fu costretto a ripiegare
all'estero. Sostenne nel 1915 il movimento zimmervaldiano (raggruppamento
internazionalista guidato da Lenin e Trotsky per la costituzione di un nuovo
movimento e una nuova internazionale dopo il tradimento della II
internazionale). Nel 1921 aderì al PCI, buon pubblicista (lo stesso Lenin ne
apprezzò le doti), collaborò in particolar modo con l"ordine nuovo"
di Gramsci e "L'Unità", di cui divenne anche direttore. Durante il
fascismo, come a molti altri dirigenti del PCI, viene dato l'ordine di
espatriare dall'Italia. Sfogliando il fasciscolo di Peluso presso l'archivio di
stato a Roma si legge: "Impiegato presso l'ufficio di propaganda del
Kremlino". Nel 1930 il regime fascista si allarma: Peluso ha scritto un
testo sulla stampa comunista tedesca sul penitenziario di Santo Stefano in
difesa di Gramsci e Terracini. Nella seconda metà degli anni 30 emigra in URSS
e nel 1940 e viene arrestato. Da lì in poi di lui, come di molti, spariscono le
tracce.
Di italiani rinchiusi e periti nei gulag ve sono tanti altri,
basti ricordare Luigi Calligarsi, Francesco Ghezzi, Otello Gaggi e il famoso Dante
Corneli. Ricordarli tutti sarebbe un lavoro immenso.
Credo sia giusto dare anche respiro storiografico ad all’esperienza
altrettanto tragica delle compagne vittime dello stalinismo e, soprattutto,
mostrare le condizioni di vita all'interno dei campi lager di Stalin. Sulle
condizioni di vita del genere femminile esistono straordinarie testimonianze di
donne sopravvisute alle dure pene inflitte dal regime di Stalin. Opere
fondamentali come quelle di Olga Adamova
Slizberg, Marghert Buber-Neumann,
Nina Gagen Torn, Evgenija Ginzburg, Ekaterina Olitskaija, ecc. Questi testi dipingono con una cruda
realtà la vita che le donne conducevano all'interno dei campi di prigionia. Naturalmente
la carcerazione femminile seguiva lo stesso processo di quella maschile con
accuse di attività controrivoluzionaria, spionisticha e di trotskismo. La vita
nel campo, per il genere femminile, è molto più dura. Ad esempio nel campo
lager di Solovki a gestire il "settore" femminile è Olga Ivanova
Sirodova, famosa per la sua irascibilità e per la gestione di una fitta rete,
all'interno del campo, di prostituzione, a cui è difficile sfuggire anche
quando il corpo è sfiorito. La stalinista Olga non si accontenta di ciò, ma quando
l'OGUP autorizza l'affitto dei prigionieri sul continente, lei organizza un
traffico di schiave per il Medio Oriente. Il concubinato è il solo modo per sfuggire
ad Olga. Le detenute che invece non si concedono alle guardie vengono destinate
ai lavori più pesanti, vengono drogate e malmenate finchè non cedono ai loro
aguzzini. Altro esempi per descrivere in che modo e in che dignità da “comunista”
Stalin utilizzase le sue prigioni, riguarda l'assenza di igiene e di cure mediche.
Secondo le statistiche, la sifilide fece dei danni enormi ed incurabili tra le
più giovani. Quando rimanevi incinta eri costretta ad abortire e alle isole
Solovki i responsabili del campo non si potevano permettere il lusso di mantenere
future madri. In questo contesto fatto di violenze, torture e umiliazioni per
il genere femminile, vogliamo ricordare alcune persone, compagne come Olga Diner, Angela Juren, Paola
Zingarelli, Nadia Lachtina, Lidia Pankratova. Queste sono solo
alcune delle donne (italiane o mogli di italiani) trucidate da Stalin.
Oggi, per citare Togliatti, "nessuno può mettere in dubbio"
le falsità e le accuse con cui i capi della rivoluzione e del comunismo
mondiale furono eliminati. Lo stalinismo non era un giudice di un tribunale operaio,
ma un usurpatore dell'opera socialista. Un potere la cui fonte non era più la
volontà del proletariato, ma l'onnipotenza di un apparato degenerato formatosi
sotto la direzione di Stalin. La crisi del marxismo, di cui tanto si parla, è
soprattutto una crisi di verità. Oggi ancora il vero nodo storico è liberarsi
dallo stalinismo nella prassi e nella teoria.
Testi consultati:
Brodoskij - Le Isole del
Martirio
E. Dundovich, F.Gori - Italiani nei Lager di Stalin
A. Leonetti - Le Vittime Italiane dello stalinismo in URSS
R. Duguet - Un bagne en Russie Ruge
Stettner - Archipel Gulag: Stalinism Zwangslager
O. Volkov - Le tenebres
B. Cederholm - Dans les prisons de l'URSS 1924-26
J.J Rossi - Le manual de Gulagh
D. Lichacev - La mia Russia
G. Herling - Un mondo a parte
P. Robotti - La Prova
O. Chlevenijuk - The History of Gulag
Salamov - I Racconti di Koylma
Ragspi
Ginzburg - Viaggio nella vertigine
E. Dundovich, F.Gori - Italiani nei Lager di Stalin
A. Leonetti - Le Vittime Italiane dello stalinismo in URSS
R. Duguet - Un bagne en Russie Ruge
Stettner - Archipel Gulag: Stalinism Zwangslager
O. Volkov - Le tenebres
B. Cederholm - Dans les prisons de l'URSS 1924-26
J.J Rossi - Le manual de Gulagh
D. Lichacev - La mia Russia
G. Herling - Un mondo a parte
P. Robotti - La Prova
O. Chlevenijuk - The History of Gulag
Salamov - I Racconti di Koylma
Ragspi
Ginzburg - Viaggio nella vertigine