Questo articolo riproduce la parte conclusiva dell’ampio saggio introduttivo di Peng Shu-tse preposto al volume Leon Trotsky on China, a cura di Les Evans e Russell Block, apparso nel 1976 a New York presso le edizioni Monad Press, che qui ringraziamo per l’estratto:
… I fautori della politica disfattista nei confronti della guerra di resistenza non erano soltanto pochi trotskisti cinesi, ma rappresentavano una tendenza internazionale. In America, per esempio, Oehler ed Eiffel misero pubblicamente in discussione la posizione di Trotsky sulla guerra cino-giapponese.
Per rispondere a questa sfida, Trotsky scrisse una lettera a Diego Rivera (23 settembre 1937) in cui denunciava dettagliatamente e correttamente le assurde proposte di Ochler e di Eiffel e in cui, nel contempo, esprimeva il proprio punto di vista sulla guerra cino-giapponese. Si può dire che questa lettera, che riassumeva la linea strategica proposta da Trotsky nei confronti della guerra cinese di resistenza, fu il suo contributo finale più importante allo studio dei problemi della rivoluzione cinese. Vale la pena di citarla ampiamente:
Nella mia dichiarazione alla stampa borghese, ho detto che il dovere di tutte le organizzazioni operaie in Cina era di partecipare attivamente e in prima linea all’attuale guerra contro il Giappone, senza abbandonare per un solo istante il proprio programma e la propria attività indipendente. «Ma questo è "socialpatriottismo"!», gridano i seguaci di Eiffel! «È una capitolazione a Chiang Kai-shek! È un abbandono dei principi della lotta di classe! Il bolscevismo sostenne il disfattismo rivoluzionario nella guerra imperialista. Ora, la guerra di Spagna e la guerra cino-giapponese sono entrambe guerre imperialiste.» «…L’unica salvezza per gli operai e i contadini cinesi è di lottare contro l’esercito cinese così come contro l’esercito giapponese». Queste righe, tratte da un documento della frazione di Eiffel del 10 settembre 1937, ci bastano per dire che ci troviamo di fronte o a dei veri traditori o a dei completi imbecilli. Ma l’imbecillità, spinta a questo grado, equivale al tradimento.
Noi non abbiamo mai messo tutte le guerre sullo stesso piano. Marx e Engels appoggiarono la lotta rivoluzionaria degli irlandesi contro la Gran Bretagna, quella dei polacchi contro lo zar, anche se in queste due guerre nazionaliste i dirigenti erano, per la maggior parte, membri della borghesia e addirittura dell’aristocrazia feudale...