In una diretta tv pubblica, Tokayev ha ammesso di aver dato l’ordine ai suoi militari "di sparare per uccidere senza preavviso" per fermare la sommossa. Sino ad oggi si contano almeno 26 manifestanti uccisi, centinaia sono rimasti feriti e più di 3mila persone sono state arrestate, insomma una mattanza. Tutto è iniziato con l'aumento del 50% dei prezzi del gas da parte del governo il 2 gennaio 2022 questo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso la popolazione del Kazakhstan è scesa per le strade e con essa gli scioperi hanno attraversato il paese, specie nel settore energetico.
La protesta ha mosso i suoi primi passi a Zhanazoen, una cittadina di medie dimensioni, il 4 gennaio vi è stato il primo passo indietro delle autorità ritirando l'aumento dei prezzi e si è creato quello che volgarmente potremmo definire effetto domino, il popolo ha visto poteva affondare il colpo e la protesta velocemente si è diffusa sino ad Almaty, la più grande città del paese, e in molte altre città.
Tutto questo condito dalla parola d’ordine "vecchio, vattene!": Nursultan Nazarbayev, è al potere da più di trenta anni dittatore e padre padrone del Kazakhstan a nulla valse la grande mobilitazioni di massa del 2019 che impose all’allora presidente le dimissioni da primo ministro per essere assunte Tokayev (attuale presidente), ma nei fatti è ancora lui a detenere il potere.
Siamo dalla parte della classe lavoratrice kazaka: chiediamo la cacciata immediata dell’imperialismo russo dal paese, l’allontanamento di Nazarbayev, la libertà per i lavoratori di organizzarsi al fine di costruire nuovi organismi decisionali con alla testa il mondo del lavoro. Chiediamo, infine, la liberazione di tutti i prigionieri!
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