Quando
si parla di bolscevichi famosi, il pensiero corre veloce verso Lenin o Trotsky,
sono loro i rivoluzionari che si associano all’immaginario collettivo della
Rivoluzione Russa. Tuttavia, il Partito Bolscevico era formato anche da altre
personalità, da un gruppo di persone valide con grandi qualità, ed è
all’interno di queste che si trova Lev Kamenev.
L’estrema
sinistra, da sempre, ha visto come un elemento negativo Lev Kamenev. Il suo
continuo oscillare tra Stalin e Trotsky lo ha, nei fatti, incasellato nei
dirigenti ambigui, poco affidabili, di quelli che non è necessario ricordare.
Kamenev fa parte ufficialmente del gruppo dei “deboli” politicamente, travolti
dal potere, ma le cose nella realtà storica non stanno esattamente così, perché
più di un merito gli va riconosciuto.
Sicuramente
Kamenev è stato un rivoluzionario complesso, diviso tra luci ed ombre, ma alla
fine della sua vita politica credo ci sia qualcosa da salvare. A quasi
centoquarant’anni dalla sua nascita merita di essere ricordato.
La
bussola del buonsenso storico per Kamenev è stata rimossa per far posto alla
presunzione di colpevolezza. Kamenev ha tradito l’Opposizione a Stalin? Kamenev
ha tradito Stalin? Come se la lotta tra rivoluzione (Trotsky) e
controrivoluzione (Stalin) non fosse priva, almeno per chi è stato
protagonista, di questioni personali, emozioni e sentimenti.
Eppure
dovremmo capire che la verità, quando si tratta di grandi personalità segnate
dai grandi avvenimenti della storia come Kamenev, può avere tante
sfaccettature, e sarebbe il caso di imparare a conoscerle. Dovremmo provare a
metterci nei panni di questi rivoluzionari che hanno cambiato il mondo.
Compagni come Kamenev meritano un giudizio ulteriore e più approfondito, una sorta
di supplemento d’indagine. Dobbiamo concedergli il beneficio del dubbio,
dobbiamo dargli qualche attenuante per i suoi errori e dargli una valutazione
più attenta e meno superficiale.
Lev Borisovič Kamenev (pseudonimo di
Rozenfel'd) nasce in Russia, il 18 luglio 1883 da una famiglia di origine
ebraica con simpatie rivoluzionarie. La madre aveva frequentato i corsi di
laurea preposti per il genere femminile presso l’istituto Bestužev, a San
Pietroburgo, il padre, invece era un ingegnere meccanico delle ferrovie. Il
padre del futuro ambasciatore sovietico a Roma, durante i suoi studi
universitari, ebbe tra i suoi compagni di studi il Populista russo Grinevickij
(l’attentatore di Alessandro III vicenda che indubbiamente incise nella vita di
Kamenev). Nel 1896 la famiglia Kamenev si
stabilisce a Tbilisi, Lev frequenta il liceo e si avvicina alle posizioni
radicali, una delle sue prime letture fu “il
Programma dei lavoratori” di Ferdinand Lassalle. La repressione zarista è
all’apice e sta travolgendo il movimento studentesco, nel 1900 molti studenti
vengono arrestati e Kamenev, sospettato di simpatie rivoluzionarie, viene
espulso dalla scuola a Tiblisi e gli viene precluso l’accesso universitario
nella città georgiana. Successivamente Kamenev decide di trasferirsi a Mosca
ove frequenta l’università di legge, ben presto la sua vena rivoluzionaria
torna a battere e diviene uno dei leader del gruppo studentesco Zemljačestva.
La sua attività
politica tra gli studenti gli vale, questa volta, l’arresto. Kamenev rimane in
prigione un paio di mesi e poi viene rispedito a Tbilisi dove continua la sua
attività di propaganda rivoluzionaria tra i ferrovieri. In questo periodo
Kamenev fa la conoscenza di quello che sarà il suo futuro cognato, Lev Trotsky.
Nell’Autunno del 1902 Kamenev, con Olga Davidovna (sorella di Trotsky e sua
futura moglie) si trasferisce a Parigi. Nella capitale francese conosce Lenin
ed entra a far parte del gruppo Iskra.
La conoscenza di Lenin influenzerà notevolmente la vita di Kamenev, lui stesso
definisce l’incontro con Lenin "il primo fattore determinante per il suo
destino e le sue attività future". 1
La sua vita
politica intanto si avvia verso la maturazione. Durante il secondo congresso
del Partito Socialdemocratico Russo, nello scontro tra Lenin (Bolscevichi) e
Martov (Menscevichi) si schiera con il primo con cui condividerà la politica,
salvo rare eccezioni, per tutta la vita.
Dopo la “spaccatura” tra bolscevichi e menscevichi,
Kamenev fa ritorno a Tiblisi dove è tra gli animatori dello sciopero
ferroviario della transcaucasiatica, questo gli vale l’arresto (5 mesi di
detenzione). Successivamente si recherà a Mosca. Kamenev oramai è un quadro e
un leader riconosciuto del movimento rivoluzionario sovietico, la polizia
zarista lo controlla ma nonostante la pressione “polizesca” continua a militare
e a scrivere per i giornali bolscevichi. Lev Kamenev è un rivoluzionario molto
apprezzato, in particolar modo da Lenin, per le sue capacità propagandiste.
Proprio in quegli anni fa la conoscenza di un altro rivoluzionario che segnerà
la sua vita (e la sua morte): Josif Stalin.
Nel 1908 viene arrestato nuovamente e dopo la sua
scarcerazione si reca a Ginevra e diviene parte integrante del Comitato
Editoriale del quotidiano il proletario. Troviamo
Kamenev come delegato ai congressi della socialdemocrazia sia di Copenaghen
(1910) che di Basilea (1912). Proprio in questi anni si dedica alla lotta
contro i menscevichi. Nel 1914 il Partito invia Kamenev a San Pietroburgo per
guidare la fazione bolscevica della IV Duma e la Pravda (organo ufficiale dei bolscevichi). Viene nuovamente
arrestato ed esiliato in Siberia. Torna ancora a Pietrogrado dopo la
Rivoluzione di febbraio del ‘17 che vede al potere il governo di centro
sinistra guidato da Kersenskij. Kamenev
è il rappresentante dei bolscevichi nel Comitato Esecutivo del Soviet di
Pietrogrado e in contemporanea iniziano le sue divergenze con Lenin.
L'influenza di Kamenev e Stalin, allora unici dirigenti
di rilevo presenti in Russia durante il governo Kerenskij, porta il Partito
bolscevico ad essere più l'ala sinistra della democrazia borghese che una forza
rivoluzionaria, tanto che Lenin il 6 marzo telegrafa da Stoccolma a Pietroburgo
alla sede della Pravda: «La nostra tattica è completamente
suicida, nessun appoggio al governo Kerenskij...
" Nelle sue memorie Suchanov scrive:"
Nei bolscevichi in questo periodo, oltre a Kamenev, compare Stalin... Durante
il tempo della sua modesta attività nel comitato esecutivo (egli) produceva -
non su me solo - l'impressione di una macchina grigia, che a volte dava una
luce smorta senza conseguenze. Di lui in sostanza non c'è più nulla da
dire". Insomma un organizzatore dedito agli espropri e rapine con
tendenze al riformismo, questo è stato Stalin.
L’opposizione di Kamenev a Lenin riguarda anche i Soviet
e il loro ruolo. Per Lenin i Soviet sono un vero e proprio contropotere e
rischiano di rovesciare da un momento all'altro il regime borghese di
Kerenskij, Kamenev al contrario ha fiducia del governo provvisorio. Il ritorno
di Lenin dall’esilio e la pubblicazione delle Tesi d'aprile non fanno che ribaltare l'impostazione politica del
gruppo dirigente bolscevico presente in Russia. La "Pravda" diretta
da Kamenev e Stalin si era rifiutata di pubblicare tre delle quattro "lettere da lontano" scritte da
Lenin in esilio, secondo il quale non bisognava sostenere il governo
provvisorio, ma occorreva preparare la rivoluzione proletaria, trasformare la
guerra imperialista in guerra civile e rifiutarsi di cadere in un atteggiamento
"socialpatriottico".
Con le Tesi d’aprile Lenin sostiene
che bisogna passare alla rivoluzione socialista. I bolscevichi devono condurre
l'agitazione tra le masse per convincerle della necessità della rivoluzione
proletaria per fermare la guerra, assicurare il pane e dare la terra ai
contadini. Le tesi di Lenin prevalgono nel partito dopo un serrato dibattito
dai vertici alla base [2]. Kamenev non comprende immediatamente l’evoluzione di
Lenin, non comprende il cambio di passo del vecchio rivoluzionario, non comprende
il perché Lenin abbia improvvisamente sostenuto (in modo implicito) la “teoria della rivoluzione permanente” di
Trotsky.
Nel 1917 - alla vigilia dell'insurrezione - scoppia tra i
bolscevichi il caso "Zinoviev-Kamenev". Quando, nella metà del mese
di settembre, Lenin propone al Comitato Centrale del Partito di orientarsi
verso l'insurrezione armata, i soli a votare contro la proposta di Lenin sono
Zinoviev e Kamenev. Ma la lotta dei due bolscevichi non si ferma qui - come
sarebbe giusto in un partito comunista centralizzato democraticamente - e va
oltre. Zinov'ev e Kamenev tentano la "destrutturazione" dell'azione
bolscevica, guidata da Lenin e Trotsky, pubblicando su una rivista dal nome
"Nova Zizn" (distante dai bolscevichi e diretta da Gorkij) tutte le
loro avversità, considerando l'insurrezione "un atto disperato”. È così che a meno 10 giorni dalla presa del
palazzo d'Inverno, Zinoviev e Kamenev svelano al mondo intero la tattica dei
bolscevichi! Lenin reagisce deciso a questa presa di posizione definendoli
"crumiri" e ne chiede l'espulsione, al contrario Stalin li
difende [3].
Questa vicenda, il tradimento di Kamenev nei confronti
della Rivoluzione Russa e nei confronti di Lenin ha segnato la vita politica di
Kamenev, ne ha macchiato la sua fedina politica in modo quasi indelebile, lo
stesso Lenin nel suo celebre testamento menziona l’avvenimento. Certo questo fu
un errore ma al tempo stesso va ricordato l’impegno che Kamenev profuse durante
e dopo la rivoluzione mettendosi al servizio del partito.
All'inizio del 1918 fu ambasciatore in Francia del
Partito Bolscevico e negli anni, forse per farsi perdonare il vecchio scontro
con Lenin sulla presa del potere si trasforma in un silenzioso esecutore della
linea “leninista” del partito per il quale riceve incarichi di governo. Insomma
un buon bolscevico, almeno sino alla fine del 22, quando con Zinoviev e Stalin,
apre il fuoco contro Trotsky, dando il via alla lotta per l’egemonia nel
partito.
certificato di morte di Lev Kamenev |
In questa fase dobbiamo fermarci un momento e porci
alcune domande. Come è stato possibile che un uomo mite come Kamenev si sia
fatto trascinare in una lotta così dura e violenta nel partito? Come è stato
possibile che Kamenev, cognato di Trotsky, abbia potuto lanciare una lotta
spietata fatta di accuse personali e menzogne verso il fondatore dell’Armata
Rossa?
Nel 1956, Solomon Asch, psicologo polacco, decise di
studiare come le nostre decisioni possano essere influenzate dalle compagnie
che frequentiamo [4]. Questo, forse, ha inciso un po’ nella vita politica di
Kamenev, ovvero le “cattive compagnie”[1] . La
frequentazione e lo stretto legame che aveva con Zinoviev furono probabilmente
decisive. Zinoviev era convinto di poter dominare Stalin e di essere investito
quasi in modo messianico dalla “successione” di Lenin, e non avendo dei metodi
propriamente democratici decise di raggiungere tale obiettivo eliminando
politicamente la personalità più influente del bolscevismo dopo Lenin, ovvero
Trotsky. Kamenev probabilmente, come spesso accade in politica, si è fatto
convincere da Zinoviev o meglio dall’affetto che nutriva per Zinoviev più che
dalla giustezza delle sue posizioni, forse questo è stato l’errore di Kamenev,
un errore, se così lo possiamo definire, di leggerezza.
Si crea quindi nel 1923 una sorta di direttorio a tre
formato da Zinoviev, Kamenev e Stalin con due obbiettivi strettamente connessi
tra loro: il primo è stabilizzare e gestire il potere nel partito, il secondo è
limitare il ruolo di Trotsky all'interno dei PCbR. In particolar modo per
arginare l'enorme influenza di quest'ultimo nella società
sovietica Kamenev e gli altri hanno bisogno di un pretesto politico e lo
trovano nel passato del loro antagonista... il menscevismo.
Si apre così un vero e proprio fuoco incrociato contro Trotsky. Una vera e
propria ondata di calunnie diffamatorie nei confronti del fondatore dell'Armata
Rossa.
La situazione politica comunque è in evoluzione, non dura a lungo e la Troika
si sfalda. La teorizzazione del "Socialismo in un solo paese" fatta
dal Stalin (che sappiamo imboccato dalla destra buchariniana) e la galoppante
burocratizzazione del partito, fanno cambiare a Kamenev e a Zinoviev
posizione. Sia Kamenev e Zinoviev capiscono di non essere stati in grado di
controllare Stalin anzi di essere stati proprio da lui manovrati. A questa
difficoltà di gestione del partito si somma anche la “formalizzazione” del
processo burocratico del partito. Il socialismo in un paese solo rappresenta la
tomba dell’internazionalismo e del bolscevismo, Kamenev ne è lucidamente
cosciente. Kamenev e Zinoviev decidono di allearsi questa volta con Trotsky per combattere Stalin e danno vita nel 1925 a
quella che fu poi definita “l’Opposizione Unificata”.
Kamenev - con infantile ottimismo - si rivolge a Trotsky
poco prima di iniziare la battaglia contro l'apparato stalinista: "Basta che voi vi mostriate con Zinov'ev
sulla stessa tribuna; il partito troverà subito il suo comitato centrale"
[5].
Contemporaneamente, davanti al partito, Zinoviev fa retromarcia su
Trotsky ammettendo di aver denunciato e inventato il trotskismo come campagna
strumentale di accusa politica nel 23 e nel 24. "Ricominceremo il movimento di Zimmerwald" questo era
l'ottimismo di Zinoviev dai ricordi di Serge. Ma la storia non perdona e
l’opportunismo ideologico in politica si paga sempre, Stalin finisce per
vincere, la burocrazia prende il sopravvento e Kamenev capitola.
Dopo aver perso la battaglia politica contro Stalin e
aver visto fallire la rivoluzione Cinese, Kamenev a poco più di 10 anni
dalla rivoluzione russa cede a Stalin e alla controrivoluzione politica. Sarà
sino alla sua morte un politico senza anima nelle mani Stalin. L’opposizione
unificata viene cancellata prima politicamente e poi fisicamente. Kamenev viene
accusato di essere un traditore, di essere un terrorista, di aver voluto
attentare alla morta di Stalin e di essere colpevole della morte di Kirov.
Kamenev, forse per la paura di perdere i suoi famigliari, o per le torture
subite, decide di confessare tutti gli assurdi crimini di cui venne
accusato.
Kamenev lo vediamo così tra i protagonisti nell'agosto del 1936 del "processo dei
Sedici”.
Kamenev e altri vengono accusati di aver dato vita ad un'organizzazione
terroristica, detta "centro trockista-zinovievista", che oltre ad
aver ucciso Kirov, progettava anche di assassinare Stalin ed altri leader
sovietici. Durante tutto il processo, Kamenev e gli altri imputati continuarono
a confessare questi crimini con una docilità che lascia a bocca aperta. Il
linguaggio del processo era macchinoso, quasi recitato in una farsa nella quale
si contrapponeva il bene contro il male, Naturalmente il male era nutrire dei
dubbi nei confronti della politica “infallibile” di Stalin.
Riportiamo alcuni stralci del processo:
Vyshinskij
(procuratore del processo, ex menscevico): confermate,
dunque, che esisteva questo piano mostruoso (costruzione di un centro terroristico
trotskysta-zinovievista)?
Kamenev:
Si, questo piano mostruoso esisteva.
V: Riconoscete, adesso, di avere elaborato
tale piano?
K: Si, lo riconosco.
Nel
corso dell’interrogatorio di Reingold risultò poi che egli[2] ha avuto da Kamenev e Zinoviev una
serie di mandati di fiducia, soprattutto quello di costruire all’estero un
fondo speciale per il finanziamento dell’organizzazione terroristica,
nell’eventualità che Kamenev e Zinoviev fossero espulsi all’estero.
V: Imputato Kamenev, questo incontro ha avuto
luogo?
K: Fu nel ’29 quando io e Zinoviev pensavamo
di poter essere esiliati come Trotsky e per questo giudicavamo indispensabile
la costruzione all’estero di un fondo per sostenere e continuare il lavoro che
facevamo in patria [6]
Tra gli osservatori del processo molti dubbi venivano
sollevati, possibile che i più stretti collaboratori di Lenin fossero in
combutta con i nazisti? Possibile dopo aver criticato per tutta la vita il
terrorismo individuale si siano dedicati ad esso? Come poteva fare questo
Kamenev? Tutto questo si sommava a grossolani errori come quando venne
dichiarato alla corte che il figlio di Trotsky (Lev Sedov) aveva ordinato gli
omicidi in una riunione tenutasi, negli anni ’20, presso l’Hotel Bristol in
Danimarca, peccato che quell’Hotel era stato demolito nel 1917. Insomma una
farsa dilettantistica.
LA
FUCILAZIONE
Il 25 agosto del 1936 Kamenev e Zinoviev vennero presi
dalle loro celle e condotti giù dalle scale della Lubijanka, con loro vi erano
Jagoda ed Ezov i capi della polizia politica sovietica. Tutto era pronto per
l’esecuzione, Zinoviev era molto agitato stando da quanto riportato da alcuni
testimoni [7], si gettò ai piedi delle guardie sovietiche implorando pietà «Vi prego compagni, chiamate Iosif
Vissarionovich, aveva promesso di risparmiare le nostre vite!».
Kamenev invece rimase impassibile: «È quanto ci meritiamo per
l’atteggiamento meschino che abbiamo avuto durante il processo».
Disse a Zinoviev di mantenere la calma, invito che cadde nel vuoto. Zinoviev fu
trascinato in un’altra stanza e subito fucilato, Kamenev poco dopo. Si dice che
Jogoda, allora capo della polizia politica sovietica, estrasse i proiettili dai
corpi di Zinoviev e Kamenev e li conservò come macabre reliquie etichettandoli
con i lori nomi.
LA
FAMIGLIA
La prima moglie di L. B. Kamenev è la sorella di L. D.
Trotsky, Olga Davidovna Bronstein (1883-1941), fu fucilata nella foresta di
Medvedev vicino a Orel insieme ad altri rivoluzionari e oppositori al regime di
Stalin. Entrambi i loro figli - Alexander
Kamenev pilota e Yuri Kamenev - furono fucilati,
colpevoli di essere i figli di Kamenev, nipoti di Trotsky e di aver espresso il
proprio dissenso per la morte del padre.
La seconda moglie, Tatyana Ivanovna Glebova, fu anche lei
fucilata. Il figlio nato dalla loro unione, Vladimir Lvovich Glebov , finì
prima in un orfanotrofio per poi essere arrestato nel 1950 e condannato a 10
anni di prigionia. Fu rilasciato nel 1956 durante la destalinizzazione e in
seguito ebbe una discreta carriera universitaria. Morì nel 1994.
HANNO
DETTO DI LUI
Il
28 ottobre (15) ho parlato in uno dei corridoi dello Smolny con Kamenev, un
uomo basso di statur,a con una barba rossastra e delle movenze vivaci. Non era
del tutto sicuro che ci sarebbero stati abbastanza delegati per la
convention. "Se il congresso avrà luogo", ha detto,
"rappresenterà lo stato d'animo principale del popolo. Se la maggioranza,
come credo, andrà dai bolscevichi, allora chiederemo che il governo provvisorio
si dimetta e trasferisca tutto il potere ai Soviet. "
John Reed Dieci giorni che fecero tremare il
mondo
Di
per sé, non è una persona assetata di potere, bonaria e piuttosto
"borghese". È vero, è un vecchio bolscevico, ma non un
vigliacco...
È un
uomo intelligente, colto, con le doti. Se non ci fosse stato il comunismo in
Russia, sarebbe un buon ministro socialista in un paese capitalista.
B.
G. Bazhanov Memorie dell'ex segretario di Stalin
Sia
Zinoviev che Kamenev erano teoricamente e politicamente superiori a Stalin,
anche se mancava loro quello piccola cosa che si chiama carattere.
Lev
Trotsky La mia Vita
IL
GIUDIZIO FINALE
Il giudizio su Lev Kamenev è complesso da dare, difficile
da definire, ma come migliaia di comunisti uccisi e colpiti dallo stalinismo
merita la sua riabilitazione. Certamente la sua visione di centro sinistra
(dentro le correnti del Partito bolscevico) non era una linea politica
vincente. Si è sempre appoggiato al centro di Stalin o alla sinistra di
Trotsky, tuttavia Kamenev era ed è stato un rivoluzionario che non ha accettato
il socialismo in un paese solo, non ha accettato l’evoluzione stalinista,
seppur all’inizio ne sia stato uno dei maggiori sponsor.
Kamenev ha dedicato la sua vita alla rivoluzione e la
rivoluzione non divora i suoi figli come credono i borghesi, se li pappa tutti
purtroppo la controrivoluzione. Kamenev è stato tra i primi a morire perché ha
pagato oltremisura i suoi errori. Proprio per questo merita il nostro rispetto
e il giusto posto nella nostra storia.
Eugenio Gemmo
1
https://it.wikipedia.org/wiki/Lev_Borisovi%C4%8D_Kamenev
2
http://trotskysmo.blogspot.com/search?q=rivoluzione+russa
3 http://trotskysmo.blogspot.com/search?q=zinoviev
4 https://www.psicofaber.it/quanto-ci-facciamo-condizionare-dagli-altri/
5 Broue La Rivoluzione Perduta
6 I Grandi processi di Mosca. Rusconi
7 Gli Uomini di Stalin. S. Montefiore