mercoledì 22 aprile 2020

CONTRO IL RENZISMO, CONTRO IL CAPITALISMO



di Mauro Goldoni


Le recenti dichiarazione dell’ex Presidente del Consiglio Renzi sulla necessità di dover riaprire scuole, attività commerciali e fabbriche non essenziali sono una becera e strumentale proposta, dal punto di vista morale e politico.
Siamo in presenza di un politico che in tutti questi anni ha sempre dimostrato fedeltà e sostegno alle classi dominanti che governano il nostro mondo, ai potentati delle più svariate estrazioni culturali, alle strutture legate al mondo della finanza e delle banche che hanno distrutto e condizionato i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

La consacrazione del “Don Matteo” è stata contraddistinta e spinta dall'area centrista-democristiana da un lato, e dalla cultura riformista liberale di sinistra che avevano individuato questo ragazzo come il nuovo e possibile leader capace di poter far convivere le ragioni della borghesia e quelle della classe lavoratrice. Un’illusione chiaramente falsa e strumentale, perché una volta al governo, si è reso braccio armato del padrone, protagonista capace di distruggere lo statuto dei lavoratori, di cancellarne l’art. 18, di aver detassato le imprese e di aver aumentato le tasse sui salari dei lavoratori, della “Buona scuola”, che ha portato un taglio pesante all’istruzione pubblica a favore di quella privata, e al taglio pesante alla sanità pubblica per tutelare gli interessi di quella privata, artefice di una convivenza parlamentare che lo ha portato a governare con il sostegno di Berlusconi, Verdini ed Alfano.

Mosse politiche che gli hanno permesso di poter tutelare i suo interessi personali e familiari, di poter salvare la banca della famiglia Boschi con i soldi pubblici tolti dai salari dei lavoratori.

Un giovane con una dignità politica pari allo zero e con un'arroganza davvero vomitevole, che gli ha permesso di rimanere attaccato alla poltrona e agli interessi capitalisti, dopo che aveva anche dichiarato pubblicamente (una presa per il sedere!) che semmai avesse perso il referendum sulla modifica della Costituzione si sarebbe ritirato e avrebbe abbandonato la politica.

Meravigliarsi non serve a nulla. Quello che invece è importante è soffermarci sul fatto che il ragazzo della Leopolda è stato un prodotto di formazione e costruzione del PD, che purtroppo rimane ancora, per aree populiste (come quella delle sardine), nella testa confusa di migliaia di persone, fino ad arrivare ai burocrati e alle organizzazioni sindacali (Landini e CGIL-CISL-UIL), un soggetto politico con il quale dialogare per sconfiggere le destre (più o meno estremiste) che attualmente fanno riferimento al capocordata Salvini e alla Lega.

Oggi Renzi, con la sua scissione e divisione dal PD (ora a guida Zingaretti) e dopo aver creato un piccolo partito di palazzo, di fatto è diventato l’ago della bilancia che può decidere le sorti dell’attuale governo giallo-bruno in piena crisi ed emergenza anche a causa del Covid-19.

Nella sua malata e faziosa visione dettata dalle esigenze dei padroni e di Confindustria, secondo il leader di Italia Viva, il popolo italiano dovrebbe imparare a convivere con questo virus, come se fosse veramente una semplice influenza, sperando in tempi e giorni migliori. Una presa di posizione delinquenziale e mafiosa nella quale prevalgono gli interessi economici a discapito di altri possibili contagi e possibili decessi. Un posizione e un atteggiamento politico-culturale che nulla ha a che fare con la tutela dei cittadini, con il diritto alla salute, con la necessità di garantire sicurezza a chi oggi si ritrova a lavorare ed esporsi per aiutare i nostri malati in strutture cliniche pubbliche ormai arrivate al collasso.

E come non bastasse, Renzi sta di fatto gettando le basi per spingere e arrivare a un governo tecnico ancora più spostato su posizioni di destra, con Draghi Presidente del Consiglio, e con anche il probabile appoggio dell’antieuropeista Salvini. Un lancio di un possibile esecutivo ancora più pericoloso per le ragioni del mondo del lavoro nella sua totalità. Un possibile governo Renzi-Salvini ancora più ridicolo ed ideologico!

In questa fase così pericolosa, che sta mettendo a dura prova il genere umano, esistono situazioni molto importanti che stanno facendo emergere la netta contrarietà alle politiche capitaliste che cercano di fare profitto anche in questa situazione. Molti lavoratori e lavoratrici hanno preso coscienza della necessità di dare risposte reali contro le tardive decisioni assunte dal governo, e contro tutti quei soggetti burocratici che da anni lavorano e si prodigano al servizio dei padroni.

In molte aziende sono stati proclamati scioperi spontanei di settori di lavoratori che hanno innalzato una barriera a tutela della salute individuale e collettiva, con la richiesta di chiudere le attività non essenziali e di rafforzare invece le condizioni di igiene e sicurezza per tutti quei lavoratori impegnati nei settori di lavoro essenziali.

Di fatto sono state date delle risposte alle azioni di Confindustria e dei potenti che governano il nostro paese, ma anche un bello schiaffone alle burocrazie sindacali confederali, che avevano comunque trovato un accordo non sufficiente e credibile agli occhi dei lavoratori più organizzati e più consapevoli della necessità di una lotta e di uno scontro più duro ed efficace. Una risposta chiara data anche al fantoccio fiorentino e a tutti coloro che lui rappresenta. Che vadano loro a lavorare in fabbrica senza adeguati mezzi di sicurezza! Che vadano loro e si espongano per mettere in pericolo le vite dei propri familiari, che mandino loro i propri figli a scuola e che si assumano loro la responsabilità di rischiare di non vederli più ritornare a casa, che vadano loro a morire nel nome del profitto e dell’economia globalizzata!

La classe operaia nella storia ha già pagato un conto molto caro alla società e al sistema capitalistico. Ora è il momento invece di ribaltare la situazione.
È ora di costruire un blocco politico e culturale che possa definitivamente cacciare i Renzi, i Salvini, i Conte e i Di Maio. È ora di organizzare e ridare forza a un’opposizione anticapitalista e di classe per risolvere i grandi problemi che attanagliano le nostre vite e la nostra libertà.

Non si può accettare di morire perché gli ospedali pubblici non sono capaci di gestire le urgenze, non si può più accettare di vedersi tagliare posti letto, chiusure di ospedali per finanziare la sanità privata, non si può più accettare che le nostre vite possano ridursi a carne da macello e mercificate per gli interessi dei grandi gruppi capitalisti ed industriali che hanno il sostegno trasversale da tutta la politica legata al mondo finanziario.

A tutto questo marciume va data una risposta di classe e rivoluzionaria, che punti alla costruzione di un reale sistema socialista che porti il potere nelle mani dei lavoratori, che smascheri finalmente l’ipocrisia e la falsità, la propaganda sbandierata della necessità del sentimento dell’unità nazionale in questo momento così delicato e buio della nostra epoca.

Giocare con la paura, mistificare la realtà dei fatti e della storia politica più recente, chiamare all'unità nazionale e spingerci a compromessi e al volerci bene e ad abbassare i toni anche con chi in passato ha distrutto i nostri diritti, è qualcosa che deve assolutamente essere rigettato e respinto dalle masse lavoratrici. Sarebbe come chiedere a Gesù Cristo di fare un patto con il diavolo.

È invece necessario organizzare e costruire un campo largo delle sinistre di opposizione ai governi di centrodestra e centrosinistra, che sono indifferentemente compromessi e attori dell’attuale deriva politica e di sistema.

Una unità di azione per tutelare le classi più deboli, una finalità comune di intervento che lanci precise rivendicazioni, come un salario pieno e stipendi retribuiti al 100% senza doversi accontentare delle molteplici forme di casse integrazione o ammortizzatori sociali che comunque ricadono sulle buste paga dei lavoratori e dipendenti. Che miri all’assunzione a tempo indeterminato dei migliaia di medici e infermieri ora precari o senza occupazione, tagliati continuamente dai governi reazionari che si sono alternati in questi anni. Che aiutino i lavoratori autonomi, i piccoli commercianti che probabilmente subiranno gravi ripercussioni perché non coperti da nessuna forma di sussidio in caso di difficoltà.

Creare una piattaforma generalizzata su cui far confluire tutte quelle organizzazioni politiche e sindacali del campo anticapitalista che già si stanno confrontando e si sono ritrovate dopo l’assemblea di Roma dello scorso 7 dicembre per lanciare un coordinamento di opposizione delle sinistre contro il governo Conte, e contro tutti coloro che vorranno sostituirlo nel nome del capitale e dei profitti. Gettare le basi per radicalizzare le lotte e unirle a difesa dei più deboli e a sostegno di chi ormai è stato completamente risucchiato dentro la crisi economica e sociale che ora è diventata anche epidemica e sanitaria.

Quando l’emergenza andrà scemando, è in quel preciso momento che inizierà la vera battaglia politica e sociale, nella quale sarà necessario rispondere e scontrarsi. È lì che dovremo rispondere ai migliaia di licenziamenti individuali e di massa che verranno fatti per salvare i profitti dei grandi gruppi industriali, a tutela degli degli accordi fatti tra alta finanza e sistema bancario.

Il messaggio retorico e bugiardo che sentiamo in questi giorni – “nessuno rimarrà indietro, nessuno rimarrà da solo” – verrà messo a breve nel dimenticatoio e non verrà rispettato da nessuna delle parti. Si rischia una vera esplosione sociale che indubbiamente metterà gli uni contro gli altri, che farà della divisione e della frammentazione del mondo del lavoro l’elemento principale di forza dei governi borghesi e reazionari che governano l’Europa e il mondo.

L’unica vera grande risposta possibile è quella di cercare di ricostruire una vera unità dei lavoratori e di classe che unisca tutti gli sfruttati, disoccupati, emarginati ed immigrati sotto una chiara e forte rivendicazione, da sempre patrimonio dell’idea marxista della società che noi rivendichiamo, riassunta con questa espressione di visione, di metodo e dialettica: che la crisi economica e sanitaria la paghino i padroni e non i lavoratori.

O lotta di classe o morte!

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