di
Tiziano Bagarolo
Aleksandr Bogdanov (pseudonimo di Aleksandr
Aleksandrovic Malinovskij, 1873-1928) fu una figura di primo piano del Partito
operaio socialdemocratico russo (Posdr), animatore di una corrente “di
sinistra” e ispiratore di una posizione teorica originale all’interno del
bolscevismo. Inizialmente alleato di Lenin (con cui collaborò nella redazione
del giornale bolscevico “Proletarij”), successivamente diviso da Vladimir Ilic
tanto sulle posizioni politiche quanto su quelle teoriche, Bogdanov fu, in
effetti, prima dell’Ottobre, una delle figure di maggior rilievo del marxismo
russo e la più influente “alternativa” complessiva a Lenin nell’ambito del
bolscevismo.
La polemica politica e filosofica con Lenin.
Medico di formazione, svolse un’ampia attività pubblicistica. In campo
filosofico fu animatore e il più noto esponente di una corrente originale che
ebbe un’ampia influenza fra i marxisti russi fra le due rivoluzioni. Nei tre
volumi dell’opera Empiriomonismo (1903-07) propose una rifondazione
delle basi filosofiche del marxismo tramite una sintesi con la critica
gnoseologica di Mach (l’empiriocriticismo), attirandosi gli strali polemici di
Lenin che in Materialismo ed empiriocriticismo (1908), sulla scorta di
Plechanov e di Engels, imputò a Bogdanov e ai “machisti” russi di operare una
revisione idealistica del marxismo.
La polemica filosofica fu in realtà l’altra faccia
del duro scontro politico che opponeva Lenin alla “sinistra bolscevica” (i
cosiddetti oznovisti e ultimatisti), di cui Bogdanov era il principale
esponente, le cui posizioni estremistiche (boicottaggio delle elezioni della
Duma), risultate egemoni nel partito dopo la sconfitta della rivoluzione e il
riflusso del movimento, rappresentavano per Lenin una fuga in avanti
soggettivistica che rischiava di aggravare la separazione del partito dalle
masse.
Fu anche l’organizzatore delle prime scuole di
partito, con lo scopo di formare “quadri permanenti di estrazione operaia”, a Capri
(agosto-dicembre 1909) e a Bologna (novembre 1910-marzo 1911), secondo una
formula che lo stesso Lenin si affrettò a imitare (con la scuola di Parigi, nel
1911). Escluso dalla direzione della frazione bolscevica nella conferenza di
Parigi dell’estate 1909, nel dicembre 1910 Bogdanov fondò il Gruppo letterario
“Vpered!” (avanti), di fatto un’autonoma frazione all’interno del Posdr.
Il Proletkult. Poche settimane prima
dell’Ottobre, Bogdanov fondò un altro originale movimento, il Proletkult
(contrazione di Proletarskaja kultura, cultura proletaria), volto a
promuovere un’arte e una scienza proletarie in alternativa a quelle borghesi
come base ideale di un’autonoma iniziativa proletaria e dell’edificazione di
una nuova società collettivista in cui realizzare il superamento della
precedente divisione capitalistica del lavoro. Alla fine del 1920 il movimento
contava quasi mezzo milione di attivisti, quasi quanti il partito bolscevico.
Dopo l’Ottobre, per qualche anno ricoprì incarichi
di primo piano in vari organismi sovietici e dell’Internazionale comunista,
prima di dedicarsi esclusivamente all’attività professionale e alle ricerche
ematologiche. A metà degli anni venti fondò il primo istituto di trasfusione
del sangue di cui nel 1926 divenne direttore. Morì due anni dopo in seguito a
un esperimento attuato su se stesso (qualcuno parlò di suicidio).
L’importanza di Bogdanov “per lo sviluppo del
nostro partito e per lo sviluppo della teoria in Russia fu straordinaria”, scrisse
Bucharin nel necrologio sulla “Pravda” l’8 aprile 1928; egli fu, “per un
periodo notevole, uno dei teorici più eminenti del marxismo”, “l’uomo
più colto della nostra epoca”, un’intera generazione era “vissuta
letteralmente delle sue opere”, “molti, molti devono l’inizio della loro
formazione rivoluzionaria a lui e a lui solo”. (citato da Jutta Scherrer, Bogdanov
e Lenin: il bolscevismo al bivio, in Aa. Vv., Storia del marxismo,
Einaudi 1979, vol. II, p. 496).
Non è facile definire l’influenza politica di
Bogdanov dopo l’Ottobre. In genere vengono associati al suo nome alcuni
dirigenti dell’Opposizione operaia del periodo 1920-21. Si noti tuttavia che
uno degli uomini più vicini a Bogdanov negli anni della polemica politica e
filosofica con Lenin (ma vicino a Trotsky nel 1917), Anatolij Lunaciarkij, fu
dal 1918 al 1929 alla testa del Commissariato del popolo all’istruzione
(Narkompros) – nel quale, sia detto di passata, lavorarono in posti di primo
piano anche le mogli di Lenin e di Trotsky – commissariato che ebbe per un
decennio un ruolo fondamentale nella politica di protezione della natura e nel
sostegno all’ecologia e al movimento conservazionista.
Altre opere.
Fra il 1913 e il 1929 vennero pubblicate quattro successive edizioni della Tektologija
(o scienza generale dell’organizzazione), monumentale opera filosofica in cui
Bogdanov formula una sorta di teoria generale della natura, della società e
dell’ideologia in cui cerca di dimostrare che “ogni attività umana nel campo
della tecnica, della prassi sociale, della ricerca scientifica e dell’arte può
essere considerata come materiale dell’esperienza organizzativa e studiata dal
punto di vista organizzativo” (secondo un punto di vista che anticipava la
“teoria dei sistemi” di Ludwig von Bertalanffy).
Nel 1907 e nel 1911 avevano visto la luce anche
due curiosi romanzi a sfondo politico, La stella rossa e L’ingegner
Menni. Questi scritti descrivono una sorta di “utopia” inquietante e
fantascientifica, non priva di precorritrici suggestioni ecologiche. La vicenda
è ambientata su Marte, dove la rivoluzione socialista ha già trionfato, ma la
rigida società superindustrialista che ne è scaturita sta portando ad
esaurimento le risorse del pianeta e compromettendo la qualità dell’ambiente al
punto che parte della popolazione vive in città sotterranee. L’apice del
romanzo è lo scontro fra due figure che incarnano le opposte culture borghese e
proletaria e due opposte visioni del socialismo. L’ideologo Sterni, che
impersona una visione rigida e autoritaria, progetta di sterminare la
popolazione del vicino, e più arretrato, pianeta Terra, in cui la rivoluzione
non ha ancora vinto, per appropriarsi delle sue risorse indispensabili per
assicurare il futuro del socialismo su Marte. Il suo antagonista, Netti,
rifiuta questa prospettiva in nome della difesa della diversità delle forme di
vita e della possibilità dei terrestri di trovare una propria, diversa, formula
di socialismo.
Ambigua riscoperta.
Anche la poliedrica figura di Bogdanov, che pure ha esercitato un’influenza non
trascurabile nel movimento russo prima e dopo la rivoluzione, subì per decenni
dentro e fuori dell’Urss la cancellazione e l’ostracismo decretati dai vertici
stalinisti nei confronti di ogni forma di “eresia”. Negli anni settanta ha
conosciuto in Italia una effimera e sospetta rivalutazione, in funzione
spontaneista e antileninista, per opera di studiosi vicini all’autonomia
operaia. Più recentemente, Bogdanov è stato riproposto da alcuni
“ecosocialisti” come ispiratore del movimento ecologista sovietico in base a
una interpretazione meramente ideologica, per altro abusiva e priva di
qualsiasi riscontro fattuale, delle relazioni fra potere sovietico ed ecologia,
in particolare opponendo l’“energetismo” bogdanoviano al “materialismo”
leniniano (e poi staliniano), come se la persecuzione scatenata agli inizi
degli anni trenta dai normalizzatori stalinisti contro la giovane e promettente
ecologia sovietica, cresciuta nel clima di apertura degli anni successivi alla
rivoluzione d’Ottobre, possa credibilmente essere giustificata come il
sottoprodotto di una polemica filosofica di un quarto di secolo prima su
tutt’altri temi e in tutt’altro contesto storico e politico. [T.B.]