Pubblichiamo questa lettera, scritta in collaborazione con Democrazia Atea,
rivolta a tutte le organizzazioni presenti nel territorio delle Marche
Care compagne e cari compagni,
Vorremmo porre a voi tutte/i le nostre riflessioni sulla reale e concreta fase politica che di fatto si è aperta con la fiducia al nuovo governo Mattarella-Draghi per aprire con tutte le forze della sinistra anticapitalista, partitiche, sindacali e di movimento, un confronto per entrare nel merito delle questioni. D’altro canto è nostra intenzione questa volta entrare nel merito di alcuni fatti e dinamiche che ci porteranno a porre alcuni elementi di critica a quelle organizzazioni che, dal nostro punto di vista, non hanno risposto nella giusta maniera al manifesto appello che più di un anno fa ha portato alla nascita del Coordinamento delle Sinistre di Opposizione a livello nazionale e locale.
Si parte da un dato politico chiaro e inconfutabile sul quale potremmo ritrovare punti comuni di analisi e di costruzione del dibattito: l'incarico a Mario Draghi è la misura della profondità della crisi. È un tentativo di commissariamento della politica borghese nell'interesse superiore della borghesia italiana e della UE. Sotto questo profilo assomiglia alla soluzione Monti del 2011 in una veste inizialmente meno pesante e drastica rispetto a quella di allora: i tagli questa volta saranno ancora più programmati e forse più lenti per poter saldare maggiormente gli equilibri del governo e per poter soddisfare tutte le richieste che arriveranno dalle varie componenti che sostengono questa vergognosa maggioranza.
Il quadro politico è assai più frantumato di allora: la principale forza parlamentare, il M5S, è attraversata da movimenti tellurici potenzialmente deflagranti, il PD è percorso da convulsioni irrisolte, la stessa alleanza di centrodestra registra crepe profonde. Ma la forza di Draghi sta nel fatto di essere davvero l'ultima diga di sistema, oltre che l'ultima barriera rimasta che è riuscita ad evitare le elezioni che probabilmente avrebbero falcidiato tutte le forze politiche che occupano i banchi del parlamento, tranne forse il partito più spostato a destra e cioè FdI della Meloni.
In questo scenario Landini e la CGIL applaudono alla nuova “seria e affidabile” figura di Draghi, pronti a trattare tutte le richieste che verranno avanzate dal governo. Lo stesso Landini si è reso disponibile ad aprire un confronto futuro per i possibili licenziamenti di massa e di settore come richiesti da Bonomi e confindustria, in cambio delle solite briciole (come accaduto per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici).
In questo contesto, di fronte a questo governo reazionario, la risposta della sinistra “rivoluzionaria” deve essere chiara e all’altezza dei compiti, partendo dal rilancio di un ampio fronte di lotta unitario su basi “nettamente anticapitalistiche” in opposizione al governo delle banche, di Confindustria e del Vaticano.
La politica tradizionale, il vecchio gioco di ruolo autocentrato della “singola organizzazione”, deve essere messo da parte dalla sinistra e definitivamente archiviato. Questo è il nostro punto di partenza sul quale vorremmo riprendere il filo conduttore generale e di base dell’esperienza di SdO nel nostro territorio che, per quanto ci riguarda, non ha funzionato e ha subito la poca convinzione mostrata dalla maggioranza dei nostri interlocutori.
Come detto inizialmente non sentiamo più l’esigenza di porci in maniera moderata su decisioni politiche poco azzeccate che di fatto hanno prodotto un secco arretramento delle ragioni della lotta di classe. A livello nazionale vi è l’esigenza condivisa di rafforzare questo percorso che si possa in futuro intrecciare ed unire a tutte quelle esperienze di lotta di base che si stanno muovendo e che in qualche modo si stanno autodeterminando alle quali la sinistra politica deve riservare una grande attenzione e cercare di sostenere con tutti i propri mezzi (Patto d’Azione, Assemblea dei Lavoratori e delle Lavoratrici Combattivi/e).
Su questo terreno facciamo veramente fatica ad accettare e a capire le motivazioni per le quali Sinistra Anticapitalista - PaP - il PCI nella nostra situazione, sono arroccate su posizioni (per noi) completamente errate e incomprensibili, che le hanno spinte a non attivarsi e a rimanere fuori dal contesto unitario promosso da SdO, con tutte le proprie strutture e con la quasi totalità dei propri militanti ed attivisti. Crediamo purtroppo che ci sia un vizio di fondo (autocentratura della propria azione) che in questo momento non rafforza le ragioni della lotta di classe ma invece le indeboliscono ancora di più.
La petizione sulla Sanità (nella quale abbiamo trovato una buonissima intesa con il PRC) in piena emergenza pandemica poteva essere una grande opportunità sulla quale costruire il Fronte Unitario di Lotta. Per quanto ci riguarda poteva rappresentare l’inizio di un ampio ed importante momento di confronto e relazioni tra partiti politici che sicuramente avrebbe potuto favorire e rafforzare il radicamento sul territorio delle proposte che storicamente uniscono importanti pezzi della sinistra di opposizione e rivoluzionaria che lavorano per costruire le condizioni politiche, sociali e culturali, per rovesciare il sistema capitalistico. E soprattutto non capiamo come si preferisca momenti estemporanei di unità d’azione con le forze riformiste e social democratiche a discapito del rafforzamento delle posizioni più conflittuali e radicali.
Non abbiamo mai posto veti sull’agibilità libera della piazza condivisa anche con correnti e tradizioni diametralmente opposte alle nostre nei campi di più ampia convergenza (fascismo, razzismo, legge 194 ecc ecc) ma abbiamo sempre portato e mantenuto con coerenza la nostra linea autonoma di critica e di rottura nei confronti di quella parte della sinistra italiana che si è sempre subordinata comunque e dovunque, soprattutto sul terreno elettorale, alla borghesia, alle ragioni dell’entrismo, con posizioni ed impostazioni completamente sbagliate, che l’hanno portata a sostenere governi capitalistici anche per la tutela e salvaguardia del proprio apparato e della propria burocrazia (Fratoianni e SI in questa fase ne sono l’emblema senza dover troppo scomodare la storia dei governi di centro sinistra guidati da Prodi fortemente voluti da Bertinotti, Giordano, Ferrero ecc ecc).
Detto questo ora alle forze alle quali ci rivolgiamo, attive nel nostro territorio, chiediamo di esprimersi e di fare definitivamente chiarezza sulle loro reali intenzioni. Non vogliamo mettere nessuno con le spalle al muro, quello che invece chiediamo sono segnali e risposte concrete che possano delineare uno scenario chiaro nel quale lavorare per strutturare una proposta anticapitalista capace di attrarre, come obbiettivo primario e centrale, quei settori più combattivi della classe operaia che potrebbero guardarci con maggiore interesse e serietà.
Sappiamo benissimo dove schierarci e con chi vogliamo tentare a provare a costruire percorsi di lotta, senza cadere in atteggiamenti ambigui, dannosi e distruttivi che negli anni hanno prodotto un sensibile e pesante arretramento della coscienza di classe nei nostri comuni settori di intervento.
Dovremo affrontare momenti duri e di forte repressione sociale, che toccherà inevitabilmente l’equilibrio già fragile della classe operaia ad oggi sempre più anestetizzata e condizionata dalle varie burocrazie di settore. È di fondamentale importanza tentare di penetrare nelle aziende a noi più vicine per poter cercare di risvegliare le coscienze di quei lavoratori e lavoratrici che ancora credono e sperano di salvarsi dal braccio armato della crisi capitalistica e dai suoi cicli storici che rafforzano i profitti a discapito delle masse oppresse e sfruttate.
Con la consapevolezza di come si sviluppano e si creano certi meccanismi all’interno del mondo del lavoro, è necessario cercare di far capire ai lavoratori e alle lavoratrici le reali cause che sicuramente porteranno alla perdita del salario e alla definitiva estromissione dal mondo del lavoro con scarsissime possibilità di ricollocazione immediata, alla perdita dei diritti conquistati negli anni passati dalle grandi e lunghe lotte operaie, e di riportare al centro dell’attenzione i nuovi e possibili scenari e processi di delocalizzazioni che metteranno in mezzo alla strada interi settori del mondo del lavoro e del proletariato che verranno cacciati anche da aziende “sane” che sfrutteranno lo sblocco dei licenziamenti previsto per la fine del mese di marzo che porterà alla precarizzazione ancora più pesante ed estesa della forza lavoro, all’azzeramento dei contratti nazionali ed integrativi che sul risparmio delle tasse e sui costi fissi che producono spesa per il padronato, una volta azzerati, gonfieranno le tasche dei padroni, delle banche e delle politiche più neo-liberiste.
Dovremmo e vorremmo ritornare a presidiare i cancelli delle fabbriche che sono a rischio chiusura per cercare di rilanciare una delle principali rivendicazione della lotta operaia e cioè la nazionalizzazione delle aziende che licenziano e chiudono sotto il controllo dei lavoratori, senza indennizzo, ai grandi gruppi del capitale, per far capire che il padrone ha bisogno dei lavoratori mentre ai lavoratori il padrone non serve. Tutto questo in un quadro unitario a partire dalla necessità e dalle tante opportunità che un coordinamento organizzato di forze che si danno, come punto centrale e fondamentale, l’abbattimento del sistema capitalistico e la presa del potere del proletariato, può rappresentare in questa drammatica fase storica. Su questa prospettiva auspichiamo un confronto serio e leale nel rispetto delle differenze e della propria agibilità politica.
Ora Compagne e Compagni a voi la scelta!!!
Partito Comunista dei Lavoratori Marche -Democrazia Atea