Da
un mese e mezzo il Cile è scosso da mobilitazioni di massa contro la
disuguaglianza sociale, le privatizzazioni, la corruzione e il saccheggio.
Milioni si sono interrogati nelle strade il modello economico e la costituzione
imposte durante la dittatura di Pinochet. Contro questo clamore popolare di
massa, il governo impone una repressione violenta e sistematica. Una ventina di
assassinate e assassinati, centinaia di mutilati che hanno perso uno o entrambi
gli occhi a causa dei pallini (ad aria compressa) sparati dai carabinieri,
insieme a migliaia che sono stati oggetto degli spari. Le detenzioni illegali,
le torture contro i detenuti, gli abusi sessuali, gli stupri e la feroce
repressione giornaliera contro un popolo che non retrocede.
La
politica repressiva di Pinera ha cercato di criminalizzare le mobilitazioni,
incarcerando a migliaia di manifestanti, rinforzando la funzione del carcere
come uno strumento perverso di controllo sociale che cerca di castigare la
povertà, la dissidenza e coloro che lottano. Secondo i dati della Procura
nazionale del Cile, consegnati il 30 di Novembre, il numero delle persone che
furono processate per l’Audiencia de control y detencion ( una sorta di nostro
GIP, giudice per le indagini preliminari, n.d.t.) è di 30102, di questi 20217
furono rinviati a giudizio e 1957 soggetti a custodia cautelare in carcere.
Ogni giorno di lotta somma sempre più processati e detenuti.
Come
familiari e amici delle prigioniere e dei prigionieri politici dell’esplosione
sociale del 18 Ottobre, insieme a differenti organizzazioni, collettivi e
individualità impegnati in questa lotta invitiamo a formare un coordinamento
quanto più ampio, che reclami la libertà immediata. Denunciamo che queste
detenute e questi detenuti sono l’altra faccia della violazione dei diritti
umani del popolo cileno. Sono, pertanto, prigionieri politici sequestrati dalle
forze repressive dello Stato cileno. Esigiamo la loro immediata liberazione,
unitamente al riconoscimento nazionale e internazionale del loro status di
prigionieri politici, la considerazione del regime carcerario in misura
conforme alla loro condizione politica ed il risarcimento immediato a tutte le famiglie colpite,
attraverso il giudizio e la pena ai carabinieri e militari violatori dei
diritti umani. Rifiutiamo l’applicazione arbitraria del pacchetto di leggi
repressive firmate dal governo Pinera, a ciò uniamo anche la richiesta di
abrogazione del decreto 321 che pone condizioni per la libertà condizionale.
Invitiamo dirigenti sociali, studenteschi, sindacali e politici, femministe e
ambientalisti, a tutte e a tutti a sottoscrivere questa dichiarazione e
coordinare una campagna internazionalista mondiale in appoggio alle prigioniere
e ai prigionieri politici in Cile, una campagna che rifiuti tassativamente la
violazione sistematica dei diritti umani e la repressione imposta dal governo.
LIBERTA’ IMMEDIATA AI PRIGIONERI
POLITICI!!
Coordinamento per la libertà dei
prigionieri politici 18 Ottobre
Ulteriori
informazioni su facebook: : https://www.facebook.com/Coordinadora18deoctubre/
Invia
un comunicato di solidarietà attraverso facebook o tramite mail: coordinadora.prisioneros.octubre@gmail.com,
con in copia a info-li@telefonica.net
Noi sottoscritti
dichiariamo:
Dopo
il boicottaggio della prova di selezione universitaria (PSU) portata avanti da
un insieme di studenti delle scuole secondarie, tra questi, il coordinamento
degli studenti secondari (ACES) e gli effetti che ha avuto questa mobilitazione
studentesca sul processo di ingresso nelle università cilene, il governo
attraverso il Presidente Sebastian Pinera, ha annunciato l’applicazione della
legge di Sicurezza dello Stato contro i portavoce dell’ACES, AyelenSalgado e
Victor Chanfreau, accusandoli d’istigazione nella campagna contro la PSU. Una
misura giudiziaria che lungi dal mirare verso soluzioni di fondo per cambiare
il sistema di accesso all’educazione superiore, quello che fa è criminalizzare
per decreto la protesta sociale, perseguire ai leader sociali e incoraggiare,
dall’alto della dimensione statale, le pene a chi si alza contro il modello
imperante nel Paese.
L’attuale
mobilitazione degli studenti delle secondarie contro la PSU, allo stesso modo
che a Ottobre del 2019 con la chiamata all’evasione nella Metro, punta a finire
con uno dei pilastri che sostiene la disuguaglianza in Chile, com’è
l’educazione in tutte le sue tappe e specialmente nella scuola superiore. La
PSU è lo strumento che meglio riflette che il potere del denaro garantisce
l’accesso alle migliori università ai più ricchi e alle elite mentre lascia
indietro la grande maggioranza dei giovani che non ha ricevuto, durante gli
anni della formazione, una educazione di qualità e dove il sistema del
punteggio PSU consente di studiare solo grazie ad un pesante indebitamento
familiare. Non si tratta, dunque, come ha sostenuto qualcuno di una disputa che
mette studenti contro studenti, bensì di una lotta contro un sistema di accesso
educativo funzionale al modello economico, che perpetua la disuguaglianza,
incluso tra i futuri professionisti. La mobilitazione della scuola secondaria è
parte dello scoppio sociale che vive il Paese. Non è un’espressione aliena alle
domande che vive la società cilena, né nel suo fondo né nella forma che si
verificata con manifestazioni di massa, scioperi e blocchi per esigere cambi
profondi nelle pensioni, nella sanità e nelle lotte femministe e per
l’uguaglianza di genere, nella casa, nell’ambiente e nella scuola. Gli studenti
esigono cambi profondi nel sistema di accesso alla scuola superiore e sono
oppositore all’educazione di mercato che concepisce come un affare il diritto
all’istruzione. Inoltre, gli studenti delle scuole secondarie sono stati la
prima linea nella difesa dell’educazione pubblica che oggi giace moribonda e
che l’espressione più nitida dell’insuccesso netto delle politiche educative
degli ultimi trent’anni. Gli studenti, conoscono come nessun’altro le politiche
repressive e tra queste “Aula Segura” e non si sorprenderanno difronte le
azioni che sta praticando lo Stato contro gli esponenti dell’ACES e contro gli
altri studenti. Loro hanno iniziato lo scoppio sociale che ha cambiato lo
scenario politico e hanno pagato con morti, feriti, torturati e mutilati il
diritto a ribellarsi contro un paese ingiusto e disuguale. E’ il momento che
esita una solidarietà attiva della società per frenare ogni tipo di repressione
contro i giovani in lotta e che a sua volta impedisca una resa dei conti nei
confronti dei dirigenti studenteschida parte di chi si ostina a mantenere un
modello che noi cileni cambiare in tutte le sue espressioni. Il Cile si è
svegliato.
TUTTI SIAMO AYELEN SALGADO. TUTTI
SIAMO VICTOR CHANFREAU.
TUTTI SIAMO STUDENTI. NON LI
LASCEREMO SOLI.
NO ALLA CRIMINALIZZAZIONE DELLA
PROTESTA.
Santiago,
8 Gennaio 2020
Inviare
comunicati di appoggio a: asambleacoordinadora.aces@gmail.com