sabato 8 febbraio 2020

Campagna internazionale in appoggio alle prigioniere e ai prigionieri politici in Cile e contro la violazione dei diritti umani





Da un mese e mezzo il Cile è scosso da mobilitazioni di massa contro la disuguaglianza sociale, le privatizzazioni, la corruzione e il saccheggio. Milioni si sono interrogati nelle strade il modello economico e la costituzione imposte durante la dittatura di Pinochet. Contro questo clamore popolare di massa, il governo impone una repressione violenta e sistematica. Una ventina di assassinate e assassinati, centinaia di mutilati che hanno perso uno o entrambi gli occhi a causa dei pallini (ad aria compressa) sparati dai carabinieri, insieme a migliaia che sono stati oggetto degli spari. Le detenzioni illegali, le torture contro i detenuti, gli abusi sessuali, gli stupri e la feroce repressione giornaliera contro un popolo che non retrocede.

La politica repressiva di Pinera ha cercato di criminalizzare le mobilitazioni, incarcerando a migliaia di manifestanti, rinforzando la funzione del carcere come uno strumento perverso di controllo sociale che cerca di castigare la povertà, la dissidenza e coloro che lottano. Secondo i dati della Procura nazionale del Cile, consegnati il 30 di Novembre, il numero delle persone che furono processate per l’Audiencia de control y detencion ( una sorta di nostro GIP, giudice per le indagini preliminari, n.d.t.) è di 30102, di questi 20217 furono rinviati a giudizio e 1957 soggetti a custodia cautelare in carcere. Ogni giorno di lotta somma sempre più processati e detenuti.
Come familiari e amici delle prigioniere e dei prigionieri politici dell’esplosione sociale del 18 Ottobre, insieme a differenti organizzazioni, collettivi e individualità impegnati in questa lotta invitiamo a formare un coordinamento quanto più ampio, che reclami la libertà immediata. Denunciamo che queste detenute e questi detenuti sono l’altra faccia della violazione dei diritti umani del popolo cileno. Sono, pertanto, prigionieri politici sequestrati dalle forze repressive dello Stato cileno. Esigiamo la loro immediata liberazione, unitamente al riconoscimento nazionale e internazionale del loro status di prigionieri politici, la considerazione del regime carcerario in misura conforme alla loro condizione politica ed il risarcimento  immediato a tutte le famiglie colpite, attraverso il giudizio e la pena ai carabinieri e militari violatori dei diritti umani. Rifiutiamo l’applicazione arbitraria del pacchetto di leggi repressive firmate dal governo Pinera, a ciò uniamo anche la richiesta di abrogazione del decreto 321 che pone condizioni per la libertà condizionale. Invitiamo dirigenti sociali, studenteschi, sindacali e politici, femministe e ambientalisti, a tutte  e a tutti  a sottoscrivere questa dichiarazione e coordinare una campagna internazionalista mondiale in appoggio alle prigioniere e ai prigionieri politici in Cile, una campagna che rifiuti tassativamente la violazione sistematica dei diritti umani e la repressione imposta dal governo.

LIBERTA’ IMMEDIATA AI PRIGIONERI POLITICI!!

Coordinamento per la libertà dei prigionieri politici 18 Ottobre
Ulteriori informazioni su facebook: : https://www.facebook.com/Coordinadora18deoctubre/
Invia un comunicato di solidarietà attraverso facebook o tramite mail: coordinadora.prisioneros.octubre@gmail.com, con in copia a info-li@telefonica.net


CHILE: LETTERA DI SOLIDARIETA’ E APPOGGIO AGLI STUDENTI DELLE SECONDARIE

Noi sottoscritti dichiariamo:

Dopo il boicottaggio della prova di selezione universitaria (PSU) portata avanti da un insieme di studenti delle scuole secondarie, tra questi, il coordinamento degli studenti secondari (ACES) e gli effetti che ha avuto questa mobilitazione studentesca sul processo di ingresso nelle università cilene, il governo attraverso il Presidente Sebastian Pinera, ha annunciato l’applicazione della legge di Sicurezza dello Stato contro i portavoce dell’ACES, AyelenSalgado e Victor Chanfreau, accusandoli d’istigazione nella campagna contro la PSU. Una misura giudiziaria che lungi dal mirare verso soluzioni di fondo per cambiare il sistema di accesso all’educazione superiore, quello che fa è criminalizzare per decreto la protesta sociale, perseguire ai leader sociali e incoraggiare, dall’alto della dimensione statale, le pene a chi si alza contro il modello imperante nel Paese.
L’attuale mobilitazione degli studenti delle secondarie contro la PSU, allo stesso modo che a Ottobre del 2019 con la chiamata all’evasione nella Metro, punta a finire con uno dei pilastri che sostiene la disuguaglianza in Chile, com’è l’educazione in tutte le sue tappe e specialmente nella scuola superiore. La PSU è lo strumento che meglio riflette che il potere del denaro garantisce l’accesso alle migliori università ai più ricchi e alle elite mentre lascia indietro la grande maggioranza dei giovani che non ha ricevuto, durante gli anni della formazione, una educazione di qualità e dove il sistema del punteggio PSU consente di studiare solo grazie ad un pesante indebitamento familiare. Non si tratta, dunque, come ha sostenuto qualcuno di una disputa che mette studenti contro studenti, bensì di una lotta contro un sistema di accesso educativo funzionale al modello economico, che perpetua la disuguaglianza, incluso tra i futuri professionisti. La mobilitazione della scuola secondaria è parte dello scoppio sociale che vive il Paese. Non è un’espressione aliena alle domande che vive la società cilena, né nel suo fondo né nella forma che si verificata con manifestazioni di massa, scioperi e blocchi per esigere cambi profondi nelle pensioni, nella sanità e nelle lotte femministe e per l’uguaglianza di genere, nella casa, nell’ambiente e nella scuola. Gli studenti esigono cambi profondi nel sistema di accesso alla scuola superiore e sono oppositore all’educazione di mercato che concepisce come un affare il diritto all’istruzione. Inoltre, gli studenti delle scuole secondarie sono stati la prima linea nella difesa dell’educazione pubblica che oggi giace moribonda e che l’espressione più nitida dell’insuccesso netto delle politiche educative degli ultimi trent’anni. Gli studenti, conoscono come nessun’altro le politiche repressive e tra queste “Aula Segura” e non si sorprenderanno difronte le azioni che sta praticando lo Stato contro gli esponenti dell’ACES e contro gli altri studenti. Loro hanno iniziato lo scoppio sociale che ha cambiato lo scenario politico e hanno pagato con morti, feriti, torturati e mutilati il diritto a ribellarsi contro un paese ingiusto e disuguale. E’ il momento che esita una solidarietà attiva della società per frenare ogni tipo di repressione contro i giovani in lotta e che a sua volta impedisca una resa dei conti nei confronti dei dirigenti studenteschida parte di chi si ostina a mantenere un modello che noi cileni cambiare in tutte le sue espressioni. Il Cile si è svegliato.

TUTTI SIAMO AYELEN SALGADO. TUTTI SIAMO VICTOR CHANFREAU.
TUTTI SIAMO STUDENTI. NON LI LASCEREMO SOLI.
NO ALLA CRIMINALIZZAZIONE DELLA PROTESTA.

Santiago, 8 Gennaio 2020

Inviare comunicati di appoggio a: asambleacoordinadora.aces@gmail.com


Portogallo: a 50 anni dalla rivoluzione dei garofani

Riportiamo un articolo pubblicato dalla UIT perché ci sembra un contributo utile per la comprensione storica degli avvenimenti in questione ...