Siamo convinti come trotskysti che il superamento
del sistema capitalistico non possa essere condotto attraverso l'autoriforma
del sistema attuale. Chi ci accusa di essere utopisti, perchè convinti della
rivoluzione, rispondiamo- tanto più oggi- che questa prospettiva è molto meno
illusoria(rivoluzioni arabe) di quanto si possa pensare.
E'possibile la riforma del sistema e delle sue
oppressioni attraverso la via parlamentare? E' possibile a colpi di decreti
ripristinare e/o guadagnare diritti per il mondo del lavoro? E' possibile
scongelare il fervente patriarcato -imboccato dal clero- che affligge il genere
femminile e le minoranze sessuali? Le organizzazione politiche della sinistra,
anche quella cosiddetta radicale, chiedono i voti con "l'intento" di
poter migliorare le condizioni delle persone meno agiate, ma questo ha
dimostrato la storia essere una falsità. I vari Grillini, Luxuria
(rappresentanti secondo l'immaginario collettivo delle specificità di genere)
non sono riusciti ad ottenere uno straccio di legge che migliorasse le
condizioni del genere femminile e delle minoranze sessuali, anzi hanno sostenuto
i privilegi fiscali verso il clero; così i vari Diliberto, Ferrero, Bertinotti
e Rizzo hanno sostenuto e votato le peggiori "porcherie" hai danni
del mondo lavoro (CPT, GUERRE, LEGGI PRECARIZZAZANTI, ECC) . Dunque il tema della
rivoluzione è alla base di un'organizzazione rivoluzionaria.
IL PCL difende tutt@ gli/le oppresse/i del sistema
capitalistica e le difende, per così dire, in tutte le sue forme. Parlare dell'oppressione
capitalistica (economia, diritti, morti sul lavoro) è un tasto più volte
premuto dal PCL, così come rispetto ad altri settori della sinistra abbiamo
sviluppato delle argomentazioni interessati sull'oppressione di genere nella
società patriarcale, forse se dovessimo fare una critica non con la dovuta
costanza.
Detto questo un sano partito si misura anche nel
suo interno, nel linguaggio (senza ricadere nel finto strutturalismo), negli atteggiamento
e nel comportamento tra compagni e compagne. Duole dirlo, ma anche nell'estrema
sinistra a volte il "machismo" trova il suo appiglio...magari dovuto
ad un retaggio sovrastrutturale, ma comunque non giustificabile. Insomma la
struttura dell'ideologia patriarcale e classista rimangono legate in qualche
modo, magari solo nella terminologia o nelle categorie analitiche anche a chi
le critica nel modo più fermo e risoluto.
IL punto di base è sostanziale, non si tratta
nella società borghese e come riflesso sovrastrutturale nella sinistra, solo di
oppressione di un sesso su un altro, ma di privare il genere femminile delle
sue specificità. Si è detto più volte a partire da E. Reed che le donne sono doppiamente
oppresse, come classe e come sesso, e per questo hanno uno straordinario
potenziale rivoluzionario. Ma spesso la quantità di oppressione non produce
meccanicamente una sorta di spinta rivoluzionaria, essa si produce se si
combina con le capacità del genere, in particolare le lavoratrici e
disoccupate, con la volontà di lottare per la rivoluzione. Qualche volta
durante i dibattiti anche interni alla sinistra sento dire :" intanto
liberiamoci del sistema capitalistico, che è interesse sia degli uomini che
delle donne, al resto vedremo poi". Ecco questo separare il resto è una
cosa profondamente sbagliata, non solo ha farcito il peggio delle burocrazia
stalinista (ove il ruolo delle donne era solo un abbellimento), ma ha prodotto
una sorta di giustificazionismo sociologico al maschilismo. Questo va
rovesciato, partendo dai noi militanti. Dobbiamo avere più attenzione per le parole,
per i modi e gli atteggiamenti verso le minoranze sessuali.
Questo non vuol dire pensare ad esse "come
specie protetta", ma pensare ad esse come un genere diverso della specie
umana con le sue peculiarità e sgombrare il campo da squallide sovrastrutture
piccolo borghesi che vedono la donna come essere subalterno all'uomo. Siamo
rivoluzionari, rivoluzioniamo anche il modo di pensare che la borghesia ci ha
indotto...
Eugenio Gemmo D.N. PCL