LA CRISI DEL CAPITALISMO RAFFORZA L'IDEA COMUNISTA
La crisi economica sociale profonda e strutturale, combinata all'impossibilità di recupero dello stato in crisi (causa del debito pubblico) sta producendo da un lato effetti meccanici ordinari (ma straordinari per ampiezza) per il grande capitale (licenziamenti, precariato, cassa integrazione) e dall'altro un'aumentare di manifestazioni di dissenso in tutto il mondo come in Grecia, Spagna, ecc.
Si moltiplicano e si estendono le frizioni sociali; le contraddizioni capitale/lavoro, agevolate anche dalla politica dei “tecnici” (Monti), non riguardano solamente i diretti sfruttati (la classe operaia), ma si combinano anche con le contraddizioni di genere (violenze in famiglia, rigurgito clericale) e con le contraddizioni di etnia (Lega Nord e Destra indicano nel migrante il problema dell’occupazione e della “sicurezza”, cercando di dividere la classe operaia). Si sviluppano quindi in questo ambiente le ragioni fondanti di rifiuto di questo sistema (che premiano anche il populismo di Grillo).
La forza di una strategia rivoluzionaria si fonda sul fatto che essa aderisce alla materialità della realtà e dei suoi movimenti, battendosi perchè la società coscientemente e materialmente si trasformi superando il sistema capitalistico, modificando i rapporti di proprietà, riappropriandosi dei mezzi e delle condizioni della produzione. Non basta avere una buona connessione di rete (per citare Grillo), ma bisogna distruggere il capitalismo e costruire il socialismo. È un processo difficile e impegnativo in cui la militanza ha un ruolo fondamentale. Svolgere, come PCL, un ruolo primario basato sul coinvolgimento attivo della maggioranza delle persone, diviene la strategia rivoluzionaria più credibile e reale.
METODO TRANSITORIO
I marxisti rivoluzionari si adoperano per costruire un ponte tra le esigenze del presente e la coscienza di massa, così come si presenta nell'immediato, e la necessità di un progetto comunista; perchè sono profondamente convinti che le aspirazioni e le esigenze degli sfruttati possano trovare risposta solo in questo senso e non possano essere pienamente acquisite in maniera spontanea. Questo metodo fu sviluppato per la prima volata da Marx e Engels nel "Manifesto del Partito Comunista" in seguito sviluppato dai bolscevichi.
Nel programma di transizione, Trotskij definiva tutta una serie di parole d'ordine di carattere immediato, democratico e transitorio confacenti ai bisogni essenziali delle masse nelle diverse situazioni i cui si trovavano, finalizzate soprattutto a far comprendere la necessità di superare il sistema capitalistico e ad instaurare un governo dei lavoratori. Trotskij stesso riteneva che il "Programma Transitorio" dovesse essere costantemente sottomesso alla verifica dell'esperienza e trasformato in base ad essa, ma il grande merito del testo risiede nell'impostazione metodologica. Esso è in diretta connessione con la teoria della rivoluzione permanente, secondo la quale qualunque lotta socio-economica nell'epoca del capitalismo tende ad essere una lotta per il potere, ed i compiti democratici, anche nei paesi in via di sviluppo, non possono essere portati a termine se non dalla rivoluzione comunista, che potrà trionfare solo su scala internazionale.
Il programma transitorio non può ridursi ad uno schema scolastico e rigido, ed anzi per sua stessa natura esso richiede un'articolazione duttile, capace di rapporto con la concreta dinamica della lotta di classe. Ma l'essenziale è il suo metodo: è la riconduzione agli scopi rivoluzionari di tutta la politica quotidiana, in ogni ambito di insediamento sociale, territoriale, sindacale, fuori da ogni logica settaria, localista o sindacalista. Proprio per questo non si può richiedere ad un programma di transizione il rispetto delle compatibilità al contrario esso si fonda sul presupposto che le esigenze generali delle masse sono, in questa epoca di crisi, incompatibili con la struttura capitalistica della società.
Ma questo non può avvenire per assunto. Compito dei giovani marxisti rivoluzionari è accompagnare quest’esperienza partendo dai fatti, nell'inserimento dei giovani nelle battaglie politiche e dalle lotte sociali vigenti con un’agitazione e una propaganda adeguata che sappia far comprendere al mondo dei lavoratori, degli studenti e dei migranti chi è il nemico e come poterlo abbattere.
FRONTE UNICO
La politica del fronte e la sua relativa concretizzazione è direttamente collegata e finalizzata alla costruzione del PCL.
La costruzione è prioritaria, ma non si costruisce nel vuoto: con la linea del fronte non solo rispondiamo in anticipo ad una giusta metodologia di lotta, ma intercettiamo anche il “sentimento” di desiderio d’unità presente tra la massa e tra il movimento della sinistra. Con il fronte delimitiamo i nostri confini tramite una linea unitaria e direttamente indichiamo la strada per la costruzione di un vero partito comunista.
È giusto dunque chiamare all'unità, su singoli punti concreti, tutte le organizzazioni del mondo operaio, comprese quelle a direzione borghese. Questa tattica può essere concretamente utile a lavoratori, giovani, migranti, permettendo ai loro settori più arretrati di ascoltare le proposte rivoluzionarie, smascherando facilmente le direzioni riformiste e centriste. L'appello del fronte unico può essere lanciato a tutta una serie di forze politiche e sociali del mondo della sinistra che si sottraggono al sistema dominante, proponendo alcuni punti di lotta comune (abolizione delle leggi precarizzanti, scuola pubblica, abolizione dei privilegi clericali, diritti minoranze sessuali).
Questa politica può permettere di costruire un punto di riferimento alternativo agli apparati dominanti a patto che non sia intesa come una sorta di cartello politico verticista-elettorale, ma come una reale risposta alla spinta e ripresa della lotta di classe.
PER IL TROTSKISMO E LA RIFONDAZIONE DELLA QUARTA INTERNAZIONALE
La lotta per il socialismo per sua stessa natura è internazionale. Non potrà mai trionfare se tutte le catene del sistema capitalistico non saranno spezzate. Per questo l'internazionalismo è il nostro carattere fondante e non una semplice retorica. La costruzione del partito e la presa del potere sono parte di un programma e di una strategia internazionale.
Siamo parte di un movimento che nonostante i massacri e le persecuzioni ha resistito alla prova storica. Non esistono oggi al mondo organizzazioni rivoluzionarie che non provengano da una matrice trotskista.
Lo stalinismo e le sue menzogne si sono sgretolate come neve al sole; solo noi, come trotskisti, siamo in grado di poter perseguire la strada verso il socialismo.
Come PCL ci rifacciamo apertamente agli insegnanti di Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg e Trotskij. Seguiamo la strada aperta dal movimento trotskijsta come opposizione di sinistra (BL), con i primi due congressi della Quarta Internazionale prima dell'avvento del "pablismo" e con gli insegnamenti del SWP statunitense sino agli anni 50 guidato da J.P. Cannon. Questo non è un giuramento di fedeltà, non siamo feticisti. Non vogliamo ricopiare alla lettera nessuno. Il marxismo è un metodo. Ciò vuol dire saper riconoscere la validità di un metodo e di posizioni di principio temprate dalla storia del movimento operaio. Vuol dire, soprattutto, saperli applicare in modo dialettico nella società di oggi nell'impegno per la sua trasformazione rivoluzionaria. Si aggiorna ciò che si recupera, non ciò che si rimuove…
L'ANTIFASCISMO DI CLASSE!
Karl Radek[1] scriveva che la dittatura fascista è paragonabile a "cerchi di ferro con la quale la borghesia tenta di consolidare la botte sfasciata del capitalismo"; occorre sottolineare che la botte, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, non è stata sfasciata dall'azione rivoluzionaria della classe operaia; il fascismo non è la risposta della borghesia a un attacco al proletariato, ma piuttosto l'espressione della decadenza dell'economia capitalistica. La botte, insomma, si è sfasciata da sola. Oggi più che mai assistiamo ad una ripresa politica delle organizzazioni di estrema destra.
IL loro "risveglio" trova nella crisi e nella copertura dei vari governi (sino a poco tempo fa in carica, alcuni sostituiti) di centrodestra o di destra (Italia, Francia, est Europa) dei partner importanti. Basti pensare a CasaPound che trae linfa... dalla giunta Polverini (PDL). IL dovere, il primo compito di un'organizzazione rivoluzionaria come la nostra è quello di
saper intercettare il malcontento presente nelle periferie e spiegare a tutti che il fascismo non è la soluzione. Dobbiamo parlare di cultura, la destra è portatrice di dogmi e false verità (Dio, patria e famiglia), noi dobbiamo rispondere con la lotta di classe internazionalista allo sciovinismo piccoloborghese che la destra esprime. Le persone, questo dobbiamo spiegare in modo certosino, non si dividono per nazionalità, etnia o religione, ma tra sfruttati e sfruttatori.
L’antifascismo è stato nella storia essenzialmente prerogativa dei militanti comunisti, socialisti ed anarchici, i quali hanno pagato al fascismo il prezzo più alto in termini di repressione, mentre altri, come il Partito Popolare (antenato della DC), hanno sostenuto l’avvento della dittatura fascista fino a far parte del primo governo Mussolini. Da alcuni anni assistiamo a squallidi tentativi di “pacificazione”, tesi ad affermare il concetto che partigiani e repubblichini fascisti fossero tutti uguali, tutti egualmente italiani patrioti (in questi giorni a Roma è apparso tra le vie della città un manifesto atto a spiegare l'”onore" dei repubblichini di Salò).
Oggi, come ieri, bisogna dunque guardarsi da chi tenta di cambiare la storia per affermare nel presente un nuovo autoritarismo fatto di razzismo e discriminazioni nei confronti di ogni “diversità”, di negazione dei diritti dei lavoratori, di repressione poliziesca del dissenso, d’annientamento di ogni garanzia sociale.
È necessario, anche, stare attenti anche a chi agita strumentalmente la bandiera dell’antifascismo per nobili calcoli elettorali: come in passato ha fatto il centrosinistra che ha tra le sue fila Luciano Violante che da Presidente della Camera dei Deputati nel 1996 sostenne, nel suo discorso di insediamento, che bisognava “capire le ragioni dei ragazzi di Salò”. Se oggi c’è qualcosa da ricordare, facciamolo commemorando i 40.000 italiani che furono strappati dalle loro case e deportati nei lager dai militi della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche; di questi 30.000 erano partigiani, antifascisti e lavoratori arrestati in gran parte dopo gli scioperi del marzo del 1943.
E, soprattutto, non dobbiamo dimenticare i crimini dello stalinismo italiano che con Togliatti ha promosso l’amnistia (un vero e proprio tradimento nei confronti dei partigiani i quali hanno visto i loro carnefici essere graziati dal "Migliore") nel dopoguerra: Un atto rilevante dell'attività di governo di Palmiro Togliatti, ministro di Grazia e
Giustizia nonché segretario del PCI, è consistito nell'emanazione dell'amnistia per reati comuni, politici e militari: un atto che, approvato all'unanimità dal governo De
Gasperi per celebrare la nascita della Repubblica, ha determinato la liberazione di migliaia di fascisti, senza distinzione tra gli imputati di reati minori e i responsabili di gravi crimini. Nel primo mese di applicazione tornarono in libertà 7000 fascisti detenuti: tra i primi beneficiari del provvedimento figurano un colonnello dei carabinieri condannato all'ergastolo per l'assassinio dei fratelli Rosselli e quattro torturatori della famigerata banda Koch.
Per questo la nostra politica come PCL (unico partito marxista rivoluzionario presente in Italia) deve avere un respiro anche politico e non limitarsi alle manifestazioni di rimbalzo (25 aprile come oggi) o alle sole folkloristiche pratiche sociali messe in pratica della schegge dell’autonomia movimentista. Oggi essere antifascisti da veri comunisti vuol dire opporsi alle e nelle istituzioni locali e nazionali che molto spesso (come nel caso delle giunte Rutelli e Veltroni) hanno tollerato le sedi d'estrema destra. Amministrazioni locali che spesso si reggono con il sostegno acritico e prono di forze antagoniste o comuniste (riformiste) come PRC e PDCI.
L'antifascismo per noi non è un fronte popolare né un blocco per la democrazia, ma un metodo politico eretto sull'internazionalismo e la lotta di classe. Il fascismo, il popolo delle scimmie, può essere sconfitto definitivamente solamente con la presa del potere da parte del mondo del lavoro.
Eugenio Gemmo, D.N. PCL
1. ^ Bolscevico ucciso dalla purghe di Stalin